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5 Ches, 1361 DR – Scoperte, stupore, scelte e saluti.

Erano ormai alcuni minuti che Zachary mancava dalla piccola stanza che ci avevano assegnato, dopo che l’avevo visto seguire baldanzoso Cayla intenzionato a infilarsi nei suoi calzoni. Pur essendo ben lontano dall’essere della foggia classica e pregiata di quelli che la mia famiglia aveva confezionato per secoli, lasciavano comunque intuire morbide forme al cui conforto un avventuriero non ligio ai dettami di Helm quale era il mio nuovo compagno non avrebbe mai saputo sottrarsi.

La natura equivoca del rapporto tra gli elfi del Loto Nero incontrati poco prima ed il mio vecchio amico cominciava ad aprire ampi varchi nelle certezze di Halfgrimur, tali che il capitano Bumblerose dei Grifoni d’Argento del Cormyr aveva addirittura iniziato a chiamarlo con un fastidioso nomignolo: Halfie. Questi si era infatti ritirato in solitaria meditazione cercando da una parte di riaversi dai combattimenti della mattinata e dall’altra riflettere su questo insperato incontro con altri rappresentanti della sua da lungo tempo dispersa stirpe.

Mentre io cercavo di ottenere alcune segrete informazioni dal loquace e gioviale Flox, il mastro nano che ci aveva accolto al nostro arrivo all’insediamento fortificato che ora ci ospitava, ingurgitando birra come se l’indomani potesse presentarsi l’alba del nostro ultimo giorno in queste terre, immaginavo Zachary intento a danzare di scherno con la sagace Cayla, dubbioso su chi avrebbe avuto la meglio in un confronto di furbizia e lascivia.

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5 Hammer, 1358 DR – L’inverno è arrivato

La mattina del 1 Hammer 1358 Halfgrimur, come a voler inaugurare l’Anno dell Ombre,  raggiunse ancora una volta quella che, ormai, poteva considerare la sua seconda casa: Shadowdale. Le cicatrici lasciate dalla magia nera lo avevano reso più vecchio di quarant’anni. Un’ inezia che, tuttavia, lo rendeva orgoglioso della sua genia.

Il nome che portava, un nome da umano, era un fardello pesante ora, in quanto, vista la notorietà di cui godeva in paese, non appena sillabava per intero “H-A-L-F-G-R-I-M-U-R” tutti rimanevano perplessi, sforzandosi di collegare le sue orecchie a punta ad un nome così inusuale e poco idoneo ad un nativo di Cormanthor. Continua a leggere 5 Hammer, 1358 DR – L’inverno è arrivato

15 Marphenot, 1357 DR – Dietro il paravento dei potenti

Chainer osservava con interesse i progressi raggiunti nell’edificazione della Casa dell’Oscuro Tiranno; presto il suo successo sarebbe stato completo, quando avrebbe posato il suo profanato deretano sullo scranno, quale Maestro del tempio.

– Guarda Trinchetto! Il tempio di Bane sarà magnificente quanto e più della Torre Ritorta; venendo da est i patrioti di Zhentil Keep troveranno ispirazione nella nostra costruzione, – disse.

Il gigante annuì, torvo come suo solito – Qualcuno non vede di buon occhio il nostro potere estendersi, mio Signore. La sgualdrina del Lord della Valle tutto scruta: i suoi servi invia per spiare, scrivere, annotare.

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19 Mirtul, 1357 DR – Metti, una mattina, di visitare la tenuta di un barone un po’ “orso”

La lettera dello stupido gnomo era sospetta di per sé, ma la curiosità di rivedere il vecchio amico era comunque più forte del rischio di accettare un invito a Waterdeep. Lo gnomo, che Moradin e Clangeddin lo tengano in gloria, era notoriamente un ricettacolo per i guai e le situazioni bizzarre, dalle quali un nano di una certa età e intelligenza, quale io sono, avrebbe dovuto tenersi a debita distanza. Ma purtroppo le guerre scarseggiano, i goblin anch’essi si sono fatti più pavidi e dei regni dei grandi nani, e del ricordo della loro barba, resta solo un’ombra nella mente dei membri più anziani del clan. Così anche Whelm si è rassegnato a questa gita.

Mastro Ittuttof era stato alacre, e aveva invitato gran parte della Compagnia dei Cercatori; persino il Maestro Kloi si era preso il disturbo di presenziare. Solamente, per ovvie ragioni, la principessa Alusair e il valoroso Ebeadat, intento in altri affari, non avevano potuto rispondere alla convocazione.

Per qualche giorno ammetto che fu rilassante, assieme a Klaus e il pavido elfo Halfgrimur si passavano le serate tra bord…, ehm locande, e visite ai mercati della metropoli. Waterdeep riesce a destare un certo stupore anche nel mio cuore, nonostante Whelm mi assilli con un senso d’ansia per questi luoghi affollati. Stupido martello!

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27 Marphenot, 1356 DR – L’alba successiva all’ultima battaglia di Lashan Aumensair

Alle luci del mattino del 27 Marphenot 1356, 450 anni e un giorno dopo l’insediamento del primo umano nella Torre Ritorta, Shadowdale si risvegliò nel gelido abbraccio di un inverno che sembrava non arrivare mai. La neve si posava copiosa sugli edifici danneggiati dagli incendi appiccati la notte precedente. I templi erano ora la casa di chi non possedeva più un letto dove dormire, il palazzo di Lord Mourngrym ospitava i feriti e le segrete gli invasori venuti da Scardale.

Fuori, nelle strade rese fangose dal maltempo, soldati con le nere insegne di Zhentil Keep si occupavano di portare la legna per i camini e scortare i carri, provenienti dalla vicina Voonlar, dei mercanti che rifornivano di vettovaglie gli abitanti. Continua a leggere 27 Marphenot, 1356 DR – L’alba successiva all’ultima battaglia di Lashan Aumensair

26 Marphenot, 1356 DR – E venne il giorno

La notte non era ancora finita quando Imong mi fece riavere dal torpore con un ben assestato calcio nel deretano: vaghi ricordi riaffioravano mano a mano mentre camminavo dietro lo gnomo, ripercorrendo a ritroso il percorso che ci riportava alla locanda, dove stava riposando il resto dei nostri compagni.

Dopo avere creato sufficienti distrazioni con schiamazzi da ubriaco e pretese di accedere alla cattedrale al seguito della Mano di Tyr – tanto da permettere al mio compagno di accedere inosservato alla navata principale – una volta scemato l’interesse generale per il convoglio formato dal maestoso baldacchino recante le insegne di Tyr ed il suo seguito di guardie, scomparsi all’interno della chiesa, mi ero assopito sullo stipite del portone della cattedrale di Lathander, in attesa del ritorno di Imong.

“Li ho seguiti non visto fino alla cima della testa della fenice; avevano il Tomo della Vita Eterna e la Mano di Tyr, e li hanno riposti assieme nella più remota stanza in cima alla torre centrale, protetta da incantesimi che ne impediscono l’accesso agli indesiderati. Sono comunque riuscito a vedere e riconoscere i partecipanti a questo complotto: oltre a Cassimar, ho riconosciuto l’Abate Kloi ed il suo Maestro Deren. Domani qualcuno dovrà spiegare molte cose.”

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25 Marphenot, 1356 DR – La Mano di Tyr giunge a Shadowdale

Dal Diario di Dazaen Val’Istar:

25 Marphenot, Anno del Verme,

Il fumo non si era ancora diradato e il puzzo del mortifero gas dimorava ancora vigoroso nei polmoni dei miei compagni. Vidi i volti pallidi e le labbra rosse ancora gocciolanti del sangue del cuore della creatura che per poco non li aveva sopraffatti.

Il cacciatore, con un disinteresse che trovo curiosamente apprezzabile, non curandosi del mondo circostante e dei feriti, cominciò di buona lena a fare a brandelli i resti del rettile ormai inerme. Nonostante il monito riguardo l’importanza del tempo in tali circostanze, imperturbabile e disinteressato il cacciatore continuava imperterrito a scuoiare, disossare e sbudellare la nauseabonda carcassa. 

Le coordinate suggerite dall’obelisco erano chiare nella mia mente, ma per risolvere l’enigma avevo bisogno di una carta topografica. Optammo quindi per lasciare Ebeadat al suo lavoro di macelleria applicata e volgere i nostri passi svelti verso un rapido ritorno a Shadowdale.
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25 Marphenot, 1356 DR – La ruota del tempo

Lasciamo il bosco animato e Aigor alle nostre spalle.

Le regole delle terre selvagge non sono chiare al cavaliere e questo è un problema, ma a parte Imong sembrano tutti in difficoltà tra questi rami.

Proseguiamo verso nord e in breve la boscaglia dirada mutando in una vasta area paludosa.

La palude significa sabbie mobili e incertezza dell’approdo ma tornare indietro per il sentiero finora percorso è impossibile.

Decidiamo di affrontare la palude.

Dopo poche decine di metri, vista la difficoltà di creare una cordata sicura, torniamo a riva. Lo stallo in cui ci troviamo è sbloccato da Dirnal che si affida a Clangeddin per un auspicio. La visione è breve ma sulle lame insanguinate delle divine asce il nano scorge gli occhi di una vecchia gitana. Una carovana di zingari si sta muovendo verso Shadowdale attraverso il bosco e potrebbero aiutarci, gli zingari sanno molte cose e parlano con la fortuna.

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24 Marphenot, 1356 DR – Cattive abitudini

Giunti ad una biforcazione, io e il cacciatore che si fa chiamare Ebeadat, decidiamo di comune accordo di percorrere la via meno battuta. Il resto del gruppo ci avrebbe seguito a debita distanza, celato dalla cappa di invisibilità creata da Dazaen.

Ebeadat, il quale afferma di conoscere l’ubicazione esatta del circolo antico dove dimora il Druido, sa il fatto suo. Nonostante abbia una stazza imponente e i miei occhi siano abituati a percepire il minimo cambiamento all’interno della foresta, fatico ad intuire la sua sagoma. Forse che quel maledetto raggio di morte abbia indebolito le mie capacità a tal punto?

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24 Marphenot, 1356 DR – Groviglio di trame

Da “I miei Sotterranei”di Imong Ituttof

Chiavi, filatteri, specchi, mani magiche, libri che resuscitano i morti ed una serie infinita di personaggi loschi, più di me intendo…..quello che sembrava un semplice e rapido investimento di tempo ed energie per cercare due preziosi e tornarsene finalmente a Waterdeep a passare la vecchiaia, ci ha fatto trovare in mezzo ad un contenzioso per reclamare una terra che evidentemente reclamata non vuole essere, e questo significa tanti guai e poco guadagno, almeno fino ad ora…..se solo potessi ancora contare sul buon senso di Don Zauker (ndr. il prete che accompagnò Imong nella Tomba degli Onori), lui avrebbe districato il tutto con la sua saggezza e al lavoro sporco c’avrei pensato io, ma temo che non faccia più parte di questo mondo, pace all’anima sua….fatto sta che le investigazioni fino ad ora c’hanno fatto capire che i templi di questa città non sono poi quei luoghi sicuri che tutti pensano….sembra che qualcosa di non esattemente nitido si nasconda dietro le intenzioni di questo tale Cassimar e che una serie di ricorrenze che affondano nel tempo stiano per dare il la ad eventi potenzialmente catastrofici per Shadowdale e le foreste circostanti. Continua a leggere 24 Marphenot, 1356 DR – Groviglio di trame

23 Marphenot, 1356 DR – Se guardi dentro l’abisso, l’abisso guarda dentro di te

Era circa mezzodì quando lo gnomo che ho imparato ad apprezzare con il nome di Imong e la misteriosa ragazza che risponde al nome di Alusair fecero ritorno all’accampamento, a cavalcioni di cavalcature che avevano visto giorni migliori, e pure in numero insufficiente per coprire le esigenze di tutti.

Imong smontò agilmente dal suo cavallo e gettó il sacco con le provviste su un lato del bivacco, mentre Alusair sedette, a misurata distanza, a fianco a me.

“Tutto bene Klaus? Avete avuto problemi?”… Il mio sguardo umido indulgeva sulle sue forme, indegno di essere protratto oltre, mentre Dirnal il nano, tossiva sottovoce imprecazioni indirizzate al suo assente dio Clangeddin Barbargento, riverso bocconi in un mare di sudori freddi.  Continua a leggere 23 Marphenot, 1356 DR – Se guardi dentro l’abisso, l’abisso guarda dentro di te

19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

“Daggerdale, se c’è un posto triste nelle Valli è proprio questo” blaterava tra sé Imong, “taverne di basso rango, prezzi cari e nessuna… “ fece una pausa.

“Nessuna?” chiese Alusair, che camminava al suo fianco

“… nessuna voglia di lavorare” completò il pensiero lo gnomo. Fosse stato in compagnia di Dirnal, il pensiero si sarebbe compiuto con “nessuna casa di tolleranza”, ma non era il caso di confessare alla ragazzina come avesse investito, per così dire, un patrimonio di 150.000 monete d’oro tra bordelli e opifici in poche decine d’anni. “Del resto la vita è una solamente, e sufficientemente complicata di suo; qualche distrazione è doverosa per mantenere il buon umore”, si giustificò mentalmente. Adesso, poi, era divenuto la balia non solo del corpulento emissario di Clangeddin, ma anche di due elfi dall’aspetto malaticcio e di una caricatura di cavaliere, ansimante in un’armatura che lo fasciava come un corsetto per nobildonne. “Garl Glittergold deve amarmi assai poco per causarmi tutte queste tribolazioni” pensò.

Alusair aveva insistito per accompagnarlo. Necessitava di un bagno caldo, questa era la sua principale motivazione per la sgambata. Lo gnomo aveva imparato a non contraddire le femmine, specie quando non ne capiva i ragionamenti. Continua a leggere 19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak

Risalirono dalle profondità del grande deserto di Anauroch assieme agli uomini lucertola, che li avevano sorpresi nella camera dei tesori di Hsssthak (ndt. pronuncia Eeesss-TAK). Le ferite, fisiche e psicologiche, accumulate nell’esplorazione della tomba imponevano ai Cercatori la necessità di trovare un accordo con Fhasskwat, lo sciamano che pretendeva la restituzione delle pergamene da loro rinvenute, facendole risalire ai suoi avi.

Imong chiese di controllare meglio i forzieri. Quando finì di contare le monete e stimare i gioielli se n’erano andate diverse ore. Riteneva l’offerta di Fhasskwat accettabile, specie in considerazione delle condizioni attuali del suo gruppo; gli uomini lucertola erano in numero superiore, Dazaen li sospettava capaci di manipolare la Trama e si accompagnavano inoltre ad un paio di guerrieri di stazza imponente, simili a sauri nelle fattezze seppur umanoidi. Doveva guadagnare tempo, pensava infatti che non sarebbe stato facile convincere il cavaliere di Helm e, meno che mai, il nano menagramo a cedere parte del bottino. Continua a leggere 10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak

1 Marphenot, 1356 DR – Brevi impressioni di gnomo

Brano tratto da “I miei Sotterranei” di Imong Ittutof.

Peregrinare alla ricerca di qualche bel gingillo luccicante insieme a personaggi poco degni di nota, o degni di nota per il motivo sbagliato, è sempre stato il mio dovere e l’ho sempre fatto a discapito del rischio e dell’inettitudine dei miei accompagnatori, ma il ricordo del pugno di Hsssthak (ndt. pronuncia Eeesss-TAK) resterà con me a lungo…..

Trovatici alle soglie di un profondo crepaccio nel deserto,capimmo che il luogo era quello indicato sulla mappa, e che presto mi sarei ritrovato in situazioni già vissute, ma non per questo meno spiacevoli. Continua a leggere 1 Marphenot, 1356 DR – Brevi impressioni di gnomo

30 Eleint, 1356 DR – Le sabbie del tempo

Le sabbie del grande deserto di Anauroch erano l’ultimo degli inospitali paesaggi che avrebbero voluto visitare. A volte, tuttavia, il destino ha gli occhi blu di una giovane ragazza con a rimorchio un bastimento di guai tale da oscurare i triboli che il filatterio, contenente lo spirito del drago Pelendralaar, gli aveva procurato da quando avevano lasciato Myth Drannor.

Le loro strade si erano incrociate, per fatalità, nei pressi delle rovine di Yulash. Si sa però che Tymora non fa nulla per caso (o tutto forse!). Alusair, così si chiamava la giovane, era poco più di un adolescente, il volto fine nascosto dietro una matassa di capelli colore del grano. Era comparsa di notte irrompendo nel loro campo, mentre cercavano di riposare, portando lo scompiglio di un ciclone. Per primo aveva calpestato il nano, troppo ingombrante per non essere coinvolto nell’incidente, quindi era inciampata su Imong, invisibile pure nel suo giaciglio. Dirnal non aveva ancora avuto il tempo di sacramentare il suo disappunto che una dozzina d’orchetti, con tanto di lupi, l’avevano seguita acuendo il malumore dei Cercatori. Il nano, che di per sé non era un grande anfitrione, odiava gli ospiti inattesi e non era il tipo da mandarla a dire. Aveva così fatto roteare il suo martello con l’effetto di far saltare immediatamente l’opzione diplomatica. Halfgrimur era accorso al suo fianco saettando frecce come un serpente velenoso, Imong invece si era attardato nelle sue faccende, o almeno così avrebbe voluto giustificare il suo mancato tempismo. Non fu comunque un problema sfoltire gli invitati e riportare i presenti ad un numero accettabile di coperti per uno spuntino fuori orario, necessario per favorire la ripresa del sonno.

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