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27 Marphenot, 1356 DR – L’alba successiva all’ultima battaglia di Lashan Aumensair

Alle luci del mattino del 27 Marphenot 1356, 450 anni e un giorno dopo l’insediamento del primo umano nella Torre Ritorta, Shadowdale si risvegliò nel gelido abbraccio di un inverno che sembrava non arrivare mai. La neve si posava copiosa sugli edifici danneggiati dagli incendi appiccati la notte precedente. I templi erano ora la casa di chi non possedeva più un letto dove dormire, il palazzo di Lord Mourngrym ospitava i feriti e le segrete gli invasori venuti da Scardale.

Fuori, nelle strade rese fangose dal maltempo, soldati con le nere insegne di Zhentil Keep si occupavano di portare la legna per i camini e scortare i carri, provenienti dalla vicina Voonlar, dei mercanti che rifornivano di vettovaglie gli abitanti. Continua a leggere 27 Marphenot, 1356 DR – L’alba successiva all’ultima battaglia di Lashan Aumensair

26 Marphenot, 1356 DR – Sentenze ed espiazioni sul Vecchio Teschio

Dalla cima del Vecchio Teschio Munro Cassimar osserva l’orizzonte. La pioggia picchietta sull’acciaio del suo elmo, la temperatura si è improvvisamente abbassata e le nuvole nascondono la Luna. Solo il crepitio del falò alimentato dal baldacchino del Maestro Yrkhetep rischiara la notte, la sua ultima notte di vita. Alita sui guanti di maglia in attesa di vedere la prossima mossa del folle servo di Tyr.

Tutto pare rallentato. Si tramanda che Lathander scenda per cogliere la mano dei suoi seguaci, negli ultimi minuti del cammino mortale. Ma Munro non ode i passi del dio . Gli arrivano chiare invece delle grida, giù nella valle. Le voci degli storpi e dei feriti si mischiano ai pianti delle donne, alle richieste d’aiuto. È il caos. Continua a leggere 26 Marphenot, 1356 DR – Sentenze ed espiazioni sul Vecchio Teschio

26 Marphenot, 1356 DR – E venne il giorno

La notte non era ancora finita quando Imong mi fece riavere dal torpore con un ben assestato calcio nel deretano: vaghi ricordi riaffioravano mano a mano mentre camminavo dietro lo gnomo, ripercorrendo a ritroso il percorso che ci riportava alla locanda, dove stava riposando il resto dei nostri compagni.

Dopo avere creato sufficienti distrazioni con schiamazzi da ubriaco e pretese di accedere alla cattedrale al seguito della Mano di Tyr – tanto da permettere al mio compagno di accedere inosservato alla navata principale – una volta scemato l’interesse generale per il convoglio formato dal maestoso baldacchino recante le insegne di Tyr ed il suo seguito di guardie, scomparsi all’interno della chiesa, mi ero assopito sullo stipite del portone della cattedrale di Lathander, in attesa del ritorno di Imong.

“Li ho seguiti non visto fino alla cima della testa della fenice; avevano il Tomo della Vita Eterna e la Mano di Tyr, e li hanno riposti assieme nella più remota stanza in cima alla torre centrale, protetta da incantesimi che ne impediscono l’accesso agli indesiderati. Sono comunque riuscito a vedere e riconoscere i partecipanti a questo complotto: oltre a Cassimar, ho riconosciuto l’Abate Kloi ed il suo Maestro Deren. Domani qualcuno dovrà spiegare molte cose.”

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25 Marphenot, 1356 DR – Il re delle Valli

La situazione, in quelle che sembravano le segrete, era più che lugubre.  Pile di ossa, rosicchiate da topi mossi da un appetito quasi demoniaco, riempivano il salone. Non sapevamo che fine avessero fatto il gigante Trinchetto e il mio “protetto”. Inveivo, pregando Bane che niente gli fosse capitato; la pedina non era sacrificabile e gli Zhent avrebbero attribuito a me la responsabilità della sua scomparsa.  Non avevo desiderio di rimetterci la pelle per un nobile incapace di difendersi.

Ordinai a Mozgul, il mongrelman schiavo di Rendal, di scassinare una serratura lungo il corridoio.  Per sua fortuna (non avrei tollerato un altro fallimento), questa volta il mostro deforme ci mise un attimo ad aprirla.
La stanza a primo impatto parve una prigione, pregna com’era di un odore di morte e chiuso, che mi ricordò  i miei trascorsi nelle segrete di Zhentil Keep, quando con l’Alto Torturatore prelevavamo i prigionieri per trasformarli in non morti dediti all’Oscuro Signore.

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25 Marphenot, 1356 DR – Sulle Colline Pugnale

Se c’era una cosa che Trinchetto non sopportava, erano gli spazi angusti. E sotto la collina, in quel buco del culo di una balena, si stava stretti come tre cazzi nella fregna di Bernadetta la sembiana. Addentrandosi, per un pelo Straccio non finì nelle fauci di una cosa… Fauci, più l’acido di uno stomaco d’orca rovesciato in un buco nel corridoio. Trinchetto lo tirò su, e accompagnò la ciurma in un paio di galere con un paio di persone che avevano conosciuto giorni migliori. Girarono gallone e finirono nella tana di un orso con le labbra indurite dal troppo sole. Per non incorrere nell’ira degli animalisti adoratori di Madre Gaia, Trinchetto preferì ammansirlo con un paio di cadaveri frollati piuttosto che insegnargli le buone maniere a forza di manrovesci. Una grossa cantina piena di ciarpame, un grosso tubo di ferro e della polvere – che non sarebbero affatto dispiaciuti agli Zhentarim – caricati sul carro, e di nuovo su a respirare l’aria fresca delle Valli.

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22 Marphenot, 1356 DR – Sull’antica via per Dagger Falls

Quando uscì dal portone della Casa del Signore Oscuro, l’umidità del mattino si appiccicò come un guanto alla pelle di Chainer Darkbringer. Ad attenderlo sulla strada c’era Snarl, che lo accolse con un ringhio di approvazione; evidentemente l’olfatto dello gnoll poteva percepire i baccanali e la festa di sangue della notte precedente. Il prete lo guardò appena, la schiena gli doleva terribilmente per la flagellazione che aveva preceduto il rito; senza proferir parola, si diressero alla taverna dove si erano accomiatati da Lord Mailun. Sulla strada c’era ben poca vita, dalla nebbia autunnale sbucarono solamente un carro e qualche contadino assonnato.

Celata ancora alla vista, la taverna fu presagita dall’odore di bruciato del fienile messo al rogo durante la nottata. Il muso dello gnoll non trapelava emozioni, ma Chainer percepiva la soddisfazione del mercenario al soldo del tempio. Il cortile antecedente all’Incontro delle Spade pullulava dei soldati del bron che, riconoscendoli, preferirono fingere di non vederli. Giunsero così alla soglia e, aperto il portone, si fecero largo tra i pochi avventori e mentecatti di paese.

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19 Marphenot, 1356 DR – Emissari di Zhentil Keep

“Che diavolo di fine avranno fatto quelle carovane nelle Valli? Bah, comunque sia, come al solito, lo verrò a sapere!”, si chiedeva sicuro di sé Lord Rendal, uscendo dal colloquio con i reggenti di Zhentil Keep. Con l’inquietante Igor a fargli da ombra come al solito, si preparò alla missione. I preti di Bane, neanche a dirlo, ci misero dentro le zampe, inviando il loro emissario, un certo Chainer, con al seguito un paio di sgherri, un gnoll di nome Snarl e il gigante Trinchetto, i soliti scherzi della natura con cui i Baneiani si trastullavano.

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19 Marphenot, 1356 DR – L’arrivo a Voonlar

19 Marphenot, 1356 DR

Cittadina di Voonlar, tra le Valli e il Mare della Luna.

I venti del nord ancora non soffiano in queste lande e il Mare della Luna con le sue brezze mitiga un inverno che tarda ad arrivare. Ciononostante le mie membra reclamerebbero già il tepore di un camino. Gli abitanti di Voonlar ci guardano con soggezione; non fosse che questa gente si abbevera alla fonte di noi Zhent, come gli infanti al capezzolo della madre, forse si organizzerebbero per cacciarci. Percepisco l’odore della paura nel sudore acre che riga la schiena di questi villici, non saprei dire se li terrorizzino maggiormente le nere vesti del sacerdote di Bane o la stazza del gigante che ci accompagna. È comunque gente rivoltante, puzzano quasi più dello gnoll che ci portiamo appresso, che giudico affetto da bromidrosi.

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25 Marphenot, 1356 DR – La Mano di Tyr giunge a Shadowdale

Dal Diario di Dazaen Val’Istar:

25 Marphenot, Anno del Verme,

Il fumo non si era ancora diradato e il puzzo del mortifero gas dimorava ancora vigoroso nei polmoni dei miei compagni. Vidi i volti pallidi e le labbra rosse ancora gocciolanti del sangue del cuore della creatura che per poco non li aveva sopraffatti.

Il cacciatore, con un disinteresse che trovo curiosamente apprezzabile, non curandosi del mondo circostante e dei feriti, cominciò di buona lena a fare a brandelli i resti del rettile ormai inerme. Nonostante il monito riguardo l’importanza del tempo in tali circostanze, imperturbabile e disinteressato il cacciatore continuava imperterrito a scuoiare, disossare e sbudellare la nauseabonda carcassa. 

Le coordinate suggerite dall’obelisco erano chiare nella mia mente, ma per risolvere l’enigma avevo bisogno di una carta topografica. Optammo quindi per lasciare Ebeadat al suo lavoro di macelleria applicata e volgere i nostri passi svelti verso un rapido ritorno a Shadowdale.
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25 Marphenot, 1356 DR – La ruota del tempo

Lasciamo il bosco animato e Aigor alle nostre spalle.

Le regole delle terre selvagge non sono chiare al cavaliere e questo è un problema, ma a parte Imong sembrano tutti in difficoltà tra questi rami.

Proseguiamo verso nord e in breve la boscaglia dirada mutando in una vasta area paludosa.

La palude significa sabbie mobili e incertezza dell’approdo ma tornare indietro per il sentiero finora percorso è impossibile.

Decidiamo di affrontare la palude.

Dopo poche decine di metri, vista la difficoltà di creare una cordata sicura, torniamo a riva. Lo stallo in cui ci troviamo è sbloccato da Dirnal che si affida a Clangeddin per un auspicio. La visione è breve ma sulle lame insanguinate delle divine asce il nano scorge gli occhi di una vecchia gitana. Una carovana di zingari si sta muovendo verso Shadowdale attraverso il bosco e potrebbero aiutarci, gli zingari sanno molte cose e parlano con la fortuna.

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24 Marphenot, 1356 DR – Cattive abitudini

Giunti ad una biforcazione, io e il cacciatore che si fa chiamare Ebeadat, decidiamo di comune accordo di percorrere la via meno battuta. Il resto del gruppo ci avrebbe seguito a debita distanza, celato dalla cappa di invisibilità creata da Dazaen.

Ebeadat, il quale afferma di conoscere l’ubicazione esatta del circolo antico dove dimora il Druido, sa il fatto suo. Nonostante abbia una stazza imponente e i miei occhi siano abituati a percepire il minimo cambiamento all’interno della foresta, fatico ad intuire la sua sagoma. Forse che quel maledetto raggio di morte abbia indebolito le mie capacità a tal punto?

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24 Marphenot, 1356 DR – Groviglio di trame

Da “I miei Sotterranei”di Imong Ituttof

Chiavi, filatteri, specchi, mani magiche, libri che resuscitano i morti ed una serie infinita di personaggi loschi, più di me intendo…..quello che sembrava un semplice e rapido investimento di tempo ed energie per cercare due preziosi e tornarsene finalmente a Waterdeep a passare la vecchiaia, ci ha fatto trovare in mezzo ad un contenzioso per reclamare una terra che evidentemente reclamata non vuole essere, e questo significa tanti guai e poco guadagno, almeno fino ad ora…..se solo potessi ancora contare sul buon senso di Don Zauker (ndr. il prete che accompagnò Imong nella Tomba degli Onori), lui avrebbe districato il tutto con la sua saggezza e al lavoro sporco c’avrei pensato io, ma temo che non faccia più parte di questo mondo, pace all’anima sua….fatto sta che le investigazioni fino ad ora c’hanno fatto capire che i templi di questa città non sono poi quei luoghi sicuri che tutti pensano….sembra che qualcosa di non esattemente nitido si nasconda dietro le intenzioni di questo tale Cassimar e che una serie di ricorrenze che affondano nel tempo stiano per dare il la ad eventi potenzialmente catastrofici per Shadowdale e le foreste circostanti. Continua a leggere 24 Marphenot, 1356 DR – Groviglio di trame

23 Marphenot, 1356 DR – Se guardi dentro l’abisso, l’abisso guarda dentro di te

Era circa mezzodì quando lo gnomo che ho imparato ad apprezzare con il nome di Imong e la misteriosa ragazza che risponde al nome di Alusair fecero ritorno all’accampamento, a cavalcioni di cavalcature che avevano visto giorni migliori, e pure in numero insufficiente per coprire le esigenze di tutti.

Imong smontò agilmente dal suo cavallo e gettó il sacco con le provviste su un lato del bivacco, mentre Alusair sedette, a misurata distanza, a fianco a me.

“Tutto bene Klaus? Avete avuto problemi?”… Il mio sguardo umido indulgeva sulle sue forme, indegno di essere protratto oltre, mentre Dirnal il nano, tossiva sottovoce imprecazioni indirizzate al suo assente dio Clangeddin Barbargento, riverso bocconi in un mare di sudori freddi.  Continua a leggere 23 Marphenot, 1356 DR – Se guardi dentro l’abisso, l’abisso guarda dentro di te

19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

“Daggerdale, se c’è un posto triste nelle Valli è proprio questo” blaterava tra sé Imong, “taverne di basso rango, prezzi cari e nessuna… “ fece una pausa.

“Nessuna?” chiese Alusair, che camminava al suo fianco

“… nessuna voglia di lavorare” completò il pensiero lo gnomo. Fosse stato in compagnia di Dirnal, il pensiero si sarebbe compiuto con “nessuna casa di tolleranza”, ma non era il caso di confessare alla ragazzina come avesse investito, per così dire, un patrimonio di 150.000 monete d’oro tra bordelli e opifici in poche decine d’anni. “Del resto la vita è una solamente, e sufficientemente complicata di suo; qualche distrazione è doverosa per mantenere il buon umore”, si giustificò mentalmente. Adesso, poi, era divenuto la balia non solo del corpulento emissario di Clangeddin, ma anche di due elfi dall’aspetto malaticcio e di una caricatura di cavaliere, ansimante in un’armatura che lo fasciava come un corsetto per nobildonne. “Garl Glittergold deve amarmi assai poco per causarmi tutte queste tribolazioni” pensò.

Alusair aveva insistito per accompagnarlo. Necessitava di un bagno caldo, questa era la sua principale motivazione per la sgambata. Lo gnomo aveva imparato a non contraddire le femmine, specie quando non ne capiva i ragionamenti. Continua a leggere 19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak

Risalirono dalle profondità del grande deserto di Anauroch assieme agli uomini lucertola, che li avevano sorpresi nella camera dei tesori di Hsssthak (ndt. pronuncia Eeesss-TAK). Le ferite, fisiche e psicologiche, accumulate nell’esplorazione della tomba imponevano ai Cercatori la necessità di trovare un accordo con Fhasskwat, lo sciamano che pretendeva la restituzione delle pergamene da loro rinvenute, facendole risalire ai suoi avi.

Imong chiese di controllare meglio i forzieri. Quando finì di contare le monete e stimare i gioielli se n’erano andate diverse ore. Riteneva l’offerta di Fhasskwat accettabile, specie in considerazione delle condizioni attuali del suo gruppo; gli uomini lucertola erano in numero superiore, Dazaen li sospettava capaci di manipolare la Trama e si accompagnavano inoltre ad un paio di guerrieri di stazza imponente, simili a sauri nelle fattezze seppur umanoidi. Doveva guadagnare tempo, pensava infatti che non sarebbe stato facile convincere il cavaliere di Helm e, meno che mai, il nano menagramo a cedere parte del bottino. Continua a leggere 10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak