All’improvviso un urto, una collisione nell’oscurità. La notte, in tale circostanza alleata, mi permise di celare un’espressione di paura. Un altro tronco colpì la zattera che scivolava, dondolando tra le temibili correnti del fiume nero. L’oscurità avvolgeva tutto, anche i nostri timori. Penso che non fossi l’unico a provare quella sensazione. L’immagine della zattera rovesciata, che decretava un’indegna disfatta, persisteva nella mia mente: il cavallo, Zeke nella sua possente, pesante, armatura e la mia stessa figura che ci inabissavamo, rigidi come macigni. Ma erano solo le mie ansie. La riva opposta era vicina.
In fuga da qualcosa di ignoto ci lasciavamo alle spalle Shadowdale, la valle delle ombre. Ironia della sorte, sorrisi, trovando quel nome calzante alla situazione che stavamo vivendo. Shadowdale, pur non essendoci mai parsa del tutto amichevole, stava ora mostrando il suo volto più ostile. Eravamo in fuga senza comprenderne le motivazioni; con noi portavamo un cumulo di nomi, fatti, luoghi e segreti intrecciati in una matassa di idee difficilmente districabili.