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12 Kythorn, 1356 DR – Il potere dell’orco

Thomdor decise di inseguire l’esercito venuto dalle Marche dei Goblin. Ritenendo che né l’Araldo, né Hokka, se si fosse trovato da quelle parti, avrebbero tentato nuovamente uno scontro frontale. Decise però di far loro credere che era quello che lui cercava, così dispose i carri da guerra in avanti, agghindandoli in modo che dessero l’impressione di essere pieni di uomini. Il che era giustificato dalla perdita della cavalleria. Parallelamente mise le sue guardie personali, alla guida di piccoli drappelli di esploratori e soldati, al fine di stanare il nemico che si era certamente disperso e, per darsi maggiore agilità, probabilmente non ancora ricomposto.
A me venne affidato un drappello di 10 uomini. I due perlustratori ci precedevano e noi avanzavamo al via libera. Dopo due giorni di caccia, riuscimmo a stanare un piccolo gruppo di nemici accampato nei pressi di una piccola pozza. Erano cavalca lupi. I perlustratori erano molto prudenti, se ci fossimo avvicinati troppo, i lupi ci avrebbero senz’altro fiutati. Dovemmo restare due giorni in attesa, perché arrivasse un vento favorevole che ci avrebbe consentito di piombare su di loro con il favore della sorpresa. Per nostra fortuna non davano l’intenzione di volersi muovere, ma qualcosa mi trasmetteva un senso di inquietudine. I perlustratori mi dicevano che dovevano avere dei feriti, perché di tanto in tanto entravano e uscivano da una tenda più grande delle altre, dove portavano acqua e viveri, da cui però non avevano mai visto uscire nessuno. Non sapevo che fare, non ce li vedevo proprio i goblin nella veste di infermiere compiacenti. 

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7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: il regalo di Ethelbert

Quando finalmente l’Araldo diede l’ordine, gli orchi ripiegarono e noi ci lanciammo all’inseguimento. La ritirata costò ai goblinoidi almeno altri 500 cadaveri. Due giganti erano caduti, ma l’Araldo e il grosso dei cavalca lupi riuscirono a mettersi in salvo. Fortemente ridimensionato l’esercito di Hokka non era tuttavia stato annientato. La fuga sarebbe dovuta essere molto più rovinosa, ma gli orchi, al segnale del loro comandante si sparpagliarono immediatamente in decine di direzioni diverse, impedendo il massacro.

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: guerramaghi!

Presto il resto dei fanti goblinoidi si sarebbero riversati su di noi e il nostro esercito, ancora incolonnato, era impreparato a riceverli. Thomdor diede ordine di far avanzare due carri degli approvvigionamenti. Fece dare fuoco con l’olio delle lanterne e ordinò che fossero spinti sul passo, protetti da un fuoco di copertura. Gli orchi, che si erano spinti sul passo, arretrarono e scomparvero oltre i macigni. Il Barone diede, poi, ordine a tutta la sua guardia di cavalleria pesante di montare in sella e tenersi pronti. Montai a cavallo, senza accorgermene avevo tenuto in mano la spada di Ethelbert, che ora mi avrebbe accompagnato per tutta la battaglia. In quel momento, udimmo il corno della cavalleria leggera risuonare oltre il passo, qualcuno era ancora vivo, ma il suono che udimmo non era quello energico e vittorioso udito poco prima e assomigliava più a un rantolo disperato.

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: cinque uomini per un esercito

Quando giungemmo al passo, pronti a lanciarci alla carica, trovammo il passaggio ingombro di macigni. Non si scorgevano né balestrieri né soldati a guardia del passo. Cosa stava succedendo? Thomdor rinunciando agli esploratori si era privato di occhi e orecchi. Qual era il piano che aveva in mente?
Come non bastassero i miei brutti presentimenti, vedemmo sbucare da dietro i macigni cinque enormi ogre corazzati, la testa di ponte dell’esercito di Hokka. Ogni carica era impensabile e ci trovammo costretti a smontare. Un manipolo di soli cinque uomini avanzarono per affrontare gli ogre sul passo. Thomdor in persona, Ethelbert, il capitano Dutharr, Baldwin Quatremain e io. Migliaia di uomini da una parte e migliaia di orchi dall’altra e l’incontro di questi contingenti dipendeva dallo scontro di appena dieci guerrieri.

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7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: l’Araldo di Hokka

I dragoni si stavano posizionando in una formazione a cuneo, nella speranza di aprire un varco nelle file dei soldati nemici e disimpegnarsi in qualche modo, quando, preceduti da ruggiti tremendi, i temibili cavalca-lupi sbucarono fuori con grandi balzi attaccando rabbiosamente.

L’assalto era guidato dall’Araldo di Hokka in persona. La sua statura era imponente e la sua pelle color antracite accresceva il timore che incuteva. La cavalleria si mise sulla difensiva, ma l’esercito avanzava ancora schiacciandola contro le pareti rocciose, limitando ad uno spazio angusto le sue possibilità di movimento. I lupi sono molto più potenti dei cavalli e la loro agilità nel combattere in spazi ridotti rendeva schiacciante la loro superiorità. 

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: il sacrificio della cavalleria leggera

L’indomani squillarono le trombe della marcia forzata. In un tempo estremamente ridotto, frutto di accurate esercitazioni, ci disponemmo e mettemmo in movimento. La logistica organizzata da Alasalynn Rowanmantle fu impeccabile: nei due giorni successivi, trovammo accantonamenti e viveri per accogliere l’esercito. Le visite degli esploratori si facevano più frenetiche e a un certo punto cominciarono ad arrivare i feriti. Thomdor ridusse il numero delle squadre dei esploratori, ingrossandone conseguentemente la dimensione e rafforzandola ulteriormente con le truppe ausiliarie di arcieri e fanti leggeri. La fase di perlustrazione era terminata: cominciava il dispiegamento di forze per la battaglia. Quella stessa notte tutta la cavalleria leggera partì come avanguardia al gran galoppo. Mancava circa un giorno di marcia a passo Tilver e l’esercito di Hokka, probabilmente più leggero, era più vicino di quanto lo era il nostro. La cavalleria leggera doveva arrivare al passo prima del nemico e tenerne occupato l’intero contingente fino all’arrivo del resto dell’esercito. 

5 Kythorn, 1356 DR – Il campo di Tilverton

Nel primo pomeriggio nuvoloso del 5 Kythorn, Tilverton ci accolse con squilli di tromba e rulli di tamburo. La popolazione era presente, tuttavia si leggeva una certa diffidenza nei loro sguardi. Erano preoccupati per l’avvicinarsi dell’esercito di Hokka e per le notizie che giungevano dalle Valli confinanti e sapevano che le guarnigioni del Cormyr erano di gran lunga preferibili al saccheggio e alla devastazione che sarebbe loro toccato in sorte, ma erano abituati ad essere cittadini liberi di una città libera e sapevano che la protezione del Cormyr non viene mai concessa gratuitamente. Sarebbe passato del tempo, anche a guerra finita, prima della riconsegna della città ai suoi abitanti. Li capivo, avevo passato qualche tempo nelle Valli e ne ero stato irrimediabilmente influenzato. In quel momento, serrato nelle file del mio ordine, ne avvertivo la potenza e, al tempo, avvertivo le insidie che si nascondevano nelle certezze troppo rigide dei miei compagni, destinate a infrangersi contro una forza subdola che non sapevano ancora decifrare. La campagna che avevamo di fronte sarebbe stata dura, avrebbe richiesto fermezza, pazienza, un alto tributo di vite umane e fors’anche l’umiltà di saper perdere battaglie se volevamo vincere la guerra. Thomdor sapeva tutto questo e il rafforzamento del contingente dei perlustratori ne erano un chiaro segno.

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2 Kythorn, 1356 DR – L’esercito si mette in marcia

Il 2 Kythorn, il Barone Thomdor era pronto per dare il via alla campagna militare che avrebbe fatto desistere gli eserciti delle Marche dei Goblin guidati da Hokka-katta il potente, dall’avvicinarsi ai confini del Cormyr o anche solo pensare di impensierire le città e i territori suoi alleati.
Quando il rullare dei tamburini cominciò a riecheggiare dall’interno del cortile del palazzo dell’Ordine dei Dragoni, una forte folata di vento fresco attraversò la città stendendo le bandiere e strappando un grido di meraviglia alla folla già nutrita che si era assiepata ai alti delle strade per salutare l’esercito in partenza. Ai tamburini seguirono gli sbandieratori che arrotolavano i drappi attorno alle aste che poi proiettavano nel cielo terso di quella mattina d’estate. Dopo che gli sbandieratori ebbero finito il loro numero, le trombe che annunciarono l’arrivo dei soldati. Il Barone Thomdor aprì il corteo, seguito dai 200 cavalieri corazzati che costituivano la sua guardia personale, di cui facevo parte e da 500 cavalieri leggeri.
La folla era festante: la vita dei cittadini di Arabel era fortemente connessa con la permanenza dell’esercito e in tutte le famiglie qualcuno dei figli maschi aveva intrapreso la carriera militare, inoltre il Cormyr era pacificato e da tempo non accadeva nulla che potesse impensierire le sue difese. Non erano certo le voci che circolavano sull’avanzata di creature dal nord che avrebbero disturbato le vite tranquille e solide dei cormyreani. Era ormai di dominio pubblico la notizia che Daggerdale era caduta e che altre Valli avrebbero presto subito la stessa sorte, ma era noto che i valligiani erano gente debole e litigiosa e quando Scardale si era alleata con Zhentil Keep, questo almeno era quanto si diceva, dovevano aspettarsi conseguenze di questo tipo.

21 Mirtul, 1356 DR – Lady Rowanmantle di Tilverton

Era da poco passato mezzogiorno, quando passammo sotto alla porta della città di Tilverton, dalle cento fontane.
Un’intera guarnigione di Dragoni Purpurei occupava la città, un tempo indipendente. Sul tempio di Gond, il drago purpureo stava a significare che il re aveva deciso di annettere la città. La guerra incombeva ai confini del Cormyr. Il mio sguardo andò a posarsi involontariamente sulle tante fontane che ornavano le piazze di Tilverton. Non riuscivo a scacciare dalla mente il presagio di quella miserabile creatura, cui avevo trafitto la gola a passo Tilver. Doveva il Cormyr temere quelle schiere di mostri? Nuovamente non ebbi il tempo di perdermi in elucubrazioni, una piccola delegazione a cavallo guidata da un qualche funzionario locale che si identificò con il nome di Ambrose, ci invito’ a seguirlo: saremmo stati rifocillati e rimessi in sesto, quindi saremmo stati condotti nella sala del consiglio cittadino. Morn aveva l’aria assente, non restava nulla della furia con la quale aveva assalito la retroguardia di Hokka-katta il potente, e si lascio’ guidare docilmente.

20 Mirtul, 1356 DR – A favore di vento

Il 20 Mirtul eravamo sul passo. Avevamo proseguito con estrema cautela, spesso smontando di sella, non avevamo dormito e lo stress di un’allerta costante ci aveva stremato. Morn non si lamentava, ma il suo viso era tirato. Il passo inoltre faceva onore alla sua fama, buttandoci in faccia raffiche di vento pungente. A un centinaio di metri dalla fine della salita, Morn spronò il cavallo. Che diavolo gli era preso? 
Appena mi riebbi dalla sorpresa, mi lanciai al suo inseguimento, completamente incredulo. Il sibilo di un freccia accanto alla testa, funzionò efficacemente da stimolo. Quella che poi si sarebbe rivelata come una retroguardia rimasta indietro di un esercito di goblinoidi, si era appostata sul passo.