Archivi categoria: CAP 3 – La via di casa

I Custodi tornano al loro passato, è tempo di rinfoderare le armi per alcuni, di affilarle per altri…

8 Eleasias, 1356 DR – Ogni cosa a suo posto

ll porto più grande di tutto il mare delle Stelle Cadute si dispiegava davanti ai miei occhi, mentre, affacciata al parapetto della nave, già guardavo speranzosa verso casa. Dopo tanti giorni e tanta solitudine (a cui non ero più abituata) nonché tanti rischi corsi per portare a termine questo viaggio, finalmente ero pronta a sbarcare. Sapevo già quale sarebbe stata la prossima mossa. Avevo bisogno dell’aiuto di un vecchio amico, qualcuno che mi permettesse di arrivare là dove volevo, senza essere scoperta. C’era un solo posto dove potevo dirigermi: il tempio di Mask.

Appena sbarcata, il mio primo pensiero era districarmi tra quelle strade che conoscevo così bene per recarmi al tempio, dove avrei potuto parlare con chi già in passato mi aveva aiutato a scappare, quando la mia stessa vita era stata in pericolo. Mi addentrai tra i templi della città (l’appellativo di “città dai mille templi” non mi era mai sembrato così calzante) e arrivai alla mia destinazione. Come sempre il tempio era immerso nell’oscurità, che come ricordai era complice di chi agisce per derubare. Mi si avvicinò un ometto, esile come un giunco e con un sorriso tanto grande quanto finto che mi chiese come poteva essermi di aiuto. Fu allora che mi eressi in tutta la mia fierezza per sembrare più sicura di quanto in realtà fossi e dissi: ”Ho bisogno di parlare con Phormin lo Scaltro, digli che lo cerca Paula, nipote di Suntya” e, così facendo, agitai un sacchetto che di certo non conteneva noccioline. Subito il piccolo giunco scomparve nell’oscurità e seguirono minuti, che a me sembrarono ore, in cui non facevo altro che avvertire sussurri nell’oscurità. 

5 Eleasias, 1356 DR – Per le strade di Amruthar e Tyraturos

Mi unii a una carovana di mercanti. Furono contenti di ascoltare le mie avventure nelle Valli, e abbastanza discreti da non chiedere il motivo del mio rientro a casa. Il Elesias giungemmo alla città di Amruthar.
Strano luogo, formalmente è una città indipendente, ma in realtà le mani dei Maghi Rossi sono abbastanza forti da tenerla sotto scacco. Mi fermai in una taverna al centro e il locandiere mi confermò che almeno in quel posto le cose non erano cambiate: c’erano tre fazioni che si contendevano il potere. 

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26 Flamerule, 1356 DR – Il segreto di Paula

Il capitano mi aveva avvertito che tra meno di un’ora saremmo stati in vista del porto di Nethjet. Ero a casa. Era giunto il momento.
Mi feci prestare un rasoio da uno dei marinai con cui avevo scambiato qualche parola durante la traversata, il suo era stato uno sguardo pieno di interrogativi, ma il mio aspetto o forse il tono categorico della mia voce lo aveva disincentivato dal porre ulteriori domande.

24 Flamerule, 1356 DR – Scalo a Emmech

Il mio viaggio prosegue e non sempre il percorso che il destino ha scelto per me è piacevole e sicuro, ma ormai direi che ci sono anche un po’ abituata. Stavolta la piccola nave comandata dal capitano Anthinus (gran brav’uomo, ma un po’ incline ai piaceri del bere) ha fatto scalo nella città di Emmech e per me non poteva scegliere posto peggiore. Se ci fosse un perfetto esempio della guerra tra cane e gatto, direi che potrei tirar fuori la guerra continua che si fanno Thay e questa piccola città. 

21 Flamerule, 1356 DR – La Mascella di Drago

Quando sono stata costretta a lasciare la mia terra e le persone a cui tenevo di più il mio viaggio è stato rapido, fatto di passi veloci, cappuccio sempre alzato a nascondere la mia testa, sguardi furtivi e mance sottobanco per sorvolare sulle mie fattezze (non avevo ancora avuto modo di esercitarmi nell’affascinante arte della mutazione). Ora che tornavo di nuovo la dove tutto era iniziato la mia postura e i miei occhi erano diversi, fieri e alti, pronti ad affrontare quello che mi aspettava. Questo il motivo che mi spinse a guardare in alto e a trovare uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto: il tramonto era prossimo, il sole era pronto a calare dietro alla Mascella di Drago, uno dei complessi montani più estesi del territorio e i riflessi del sole si proiettavano sulle pareti rocciose creando dei fantastici giochi di luce. 

20 Flamerule, 1356 DR – Kloi, Capitano di Tyr

Ho evitato di scrivere, ho riletto le mie parole e mi sono convinto che stavo piombando pericolosamente nei miei pensieri, nel profondo, lasciandomi la luce alle spalle. Ho messo in pausa i miei giudizi aspettando questo giorno. Sono stato accolto calorosamente da Lord Deren che ha attentamente ascoltato il mio racconto. Non mi sono aperto con lui sui miei dubbi, ho fatto alcune delle domande che mi frullano nella mente. 

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19 Flamerule, 1356 DR – Le spezie di Telflamm

Terra, non ne potevo più dell’ondeggiare continuo di questa maledetta nave. Ho passato gran parte del viaggio chiusa nella mia minuscola cuccetta a meditare e studiare quel poco che la nausea mi ha consentito. Il capitano della nave ha detto che sarebbe stato meglio se non mi facevo troppo vedere sul ponte, si sa che i marinai non hanno un buon rapporto con le donne a bordo, quindi mi ha caldamente suggerito di tenermi alla larga. Sarei curiosa di sapere se avrebbe detto la stessa cosa a Meena…

9 Flamerule, 1356 DR – Il tempo che passa

La mano buona di Tyr ci ha accompagnato. Si è alzato il vento spingendoci desiderosi verso la riva, finalmente rivediamo Yahunn in lontananza. Diversi membri dell’equipaggio mi hanno donato quel poco che avevano per ringraziarmi dell’aiuto. Ho unito, in un lunga spirale che ho legato al braccio sinistro, i ciondoli, bracciali, piccoli oggetti lavorati in legno durante le lunghe notti in mare..ne farò tesoro portandoli con me perché la vita di tutti noi è congiunta. Mi hanno aiutato a non pensare alla confusione che però rimane fissa nella mia mente. 

8 Flamerule, 1356 DR – Sul fiume Lis

Le parole scorsero fluenti durante il nostro incontro ma scivolarono via dalla mente come la sabbia di Yahunn tra le mie mani. Pensai di essere stato soggiogato da una sorta di maleficio, i miei ricordi sono vaghi. Consegnai la lettera all’Alto Usurpatore che mi chiese di seguirlo attraverso un lungo corridoio oscuro dove zone di nerissima ombra s’intervallavano dopo pochi passi a zone d’intensa luce proveniente da lucernai posti a circa una decina di metri sul soffitto in pietra. Ricordo la sua mano sulla mia spalla, gli occhi neri stretti, profondi fissi nei miei il suo sorriso intervallato da luce ed ombra percorrendo il corridoio. Man mano che camminavamo l’ombra che colpiva il suo viso spigoloso, quasi flettendosi, si muoveva deformandosi, come una pozione alchemica vortica in una soluzione di elementi che si attraggono e mi sembrò che in fine venisse come assorbita trovando ristoro nella pallida pelle prima di cedere spazio alla luce…e poi ombra…e poi ancora luce. Non so quanto di questi miei ricordi possano essere realtà e quanto suggestione del momento o anche illusione. Sentivo avvolgermi dal suo mantello strisciante quando arrivammo alla fine del corridoio dove era posta, in corrispondenza dell’ultimo lucernaio, una teca di vetro. All’interno del contenitore erano custodite delle reliquie riportanti il simbolo della mano di Tyr.

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7 Flamerule, 1356 DR – L’Alto Usurpatore di Mulmaster

Nuovamente in viaggio, siamo sul fiume Lis placidamente accompagnati dalle sue rive puntando verso il mare di casa. Sarebbe bello se per la vita, come su questa barca che scivola sul fiume, ci fosse qualcuno per noi ad accompagnarci. Qualcuno capace di afferrarci per mano e di trovare quel fiume immaginario o inventarlo magari e trasportarci nella sua corrente posandoci con leggerezza alla meta. Invece il mio viaggio mi ha fatto scoprire un senso di solitudine e una sensazione di abbandono in un groviglio di cunicoli oscuri dove tutto si intreccia e la trama diventa indistricabile. Tutto è nero. Tutto è bianco… e nulla lo è davvero. Non è che la vita vada come tu te la immagini, non è come questa nave sul fiume, fa la sua strada, la vita, ma poi ci sono certi incroci in cui sembra che tutto sia stato posto esattamente in quel modo affinché tu fossi lì in quel momento e a questo perverso gioco hai partecipato anche tu con le tue decisioni e le tue azioni. Sono uno sbiadito filo della matassa, forse sono un filo bianco o forse un filo nero ma sono indistinguibile da tutto il resto.  

6 Flamerule, 1356 DR – Sotto una coperta nera

Il seguente brano è tratto dal registro regio, dove è trascritta la conversazione avvenuta tra Sua Maestà re Azoun IV, il Gran Maestro dei guerramaghi Vangerdahast e Shaerl Rowanmantle Amcathra, Signora di Shadowdale, presso Suzail, capitale del Cormyr. In essa si narrano le preoccupazioni per il conflitto in atto nelle Valli.

 

Capitano occasioni nelle quali si commettono atti di cui non si può andare orgogliosi, dei quali non si farà parola ai propri figli fino all’età adulta. Questa sarà probabilmente una di quelle volte, ma se il fine giustifica il mezzo, vi chiedo di nascondere al cuore quello che le Vostre orecchie udranno.
Nei viaggi al fianco del mio consorte, sono stata diretta testimone della condotta sconsiderata di alcuni governatori che amministrano le Valli, e solo la virtù di pochi ha permesso di ritardare l’evolversi di una situazione esplosiva. Nonostante l’impegno di questi valorosi, oggi le Valli sono in fiamme.

5 Flamerule, 1356 DR – Zachary Bumblerose, ufficiale!

Il giorno 13 Kythorn ero nuovamente a Tilverton, dove l’Alto Prete Gharri di Gond, protettore degli artigiani, carpentieri e fabbri, cercava all’interno del consiglio provvisorio di mantenere l’indipendenza della città. Lady Rowanmantle, saggiamente glielo consentiva. Questo calmava gli animi degli abitanti. Ma Tilverton era ormai occupata militarmente e molti quadri del Cormyr si erano già insediati nelle sue istituzioni. Si sarebbero presto rassegnati all’annessione, perché Hokka non lo avrebbe fatto e tantomeno lo avrebbe fatto re Azoun IV.
In una cerimonia solenne, in cui si fece il saluto delle armi ai caduti, la mia squadra ricevette una menzione d’onore, io divenni ufficiale con il grado di luogotenente e come ricompensa per aver ucciso l’Araldo, mi vennero consegnati i suoi guanti, vera fonte della sua forza.
Nello stesso momento, cessai di fare parte della guardia personale di Thomdor. Il Barone mi congedò affermando che ci saremmo rivisti se e quando la mia disciplina avrebbe uguagliato la mia fortuna. 

4 Flamerule, 1356 DR – L’ala ortodossa di Bane

Dopo un inizio stentato il vento è stato nostro compagno. Grazie al vento abbiamo quasi sorvolato le acque del fiume Lis entrando un paio di giorni or sono nel Mare della Luna, puntando dritti a Mulmaster.
Arrivati in porto una compagine di sei accoliti con un messaggero ci aspettavano per accoglierci e scortarci fino al tempio di Bane; su fino all’Altare dell’Oscuro Signore. Mi sarei aspettato di conoscere il mio interlocutore la sera del mio arrivo ma l’udienza non è stata imminente. Adesso sono qui in una camera del tempio. Non saprei dire se sono ospite o prigioniero, evito accuratamente di pormi la domanda. 

3 Flamerule, 1356 DR – Quiete a Procampur

Il vento è stato dalla nostra parte. Finalmente siamo sbarcati a Procampur. Avevo dimenticato quanto fosse piena di colori e soprattutto quanto fosse rumorosa! Appena sbarcata sono stata aggredita da un nugolo di urla che provenivano da ogni direzione, marinai impegnati a scaricare merci, venditori che esibivano collane e bracciali, soldati delle truppe di Thultyrl  che giocavano a dadi o intimavano l’ordine a suon di bastonate..un guazzabuglio di suoni e colori che mi ha fatto girare la testa.

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2 Flamerule, 1356 DR – Piume d’argento

La scelta ha un valore solo se è fatta consapevolmente. Altrimenti non è possibile chiamarla tale.
Scegliere significa il più delle volte assumersi un rischio. E quando si rischia si concede agli Dei il completo controllo del nostro essere.
Qualcuno potrebbe obiettare che non si possa accostare la vita di un Tel’Quessir al concetto di scelta, almeno così come è comunemente inteso dagli Umani. Questi ultimi sono obbligati a scegliere fin da piccoli: sono condannati a prendere decisioni rapide in quanto la loro vita mortale termina, in media, quando un Tel’Quessir smette di essere bambino e inizia il suo percorso verso la maggiore età.
Per essi scegliere diventa l’unico modo di sopravvivere.
La percezione del tempo invece è completamente differente per noi. Non avvertiamo l’urgenza della Morte. Siamo nati dal sangue di Corellon Larethian, dalle lacrime della Luna e dalla nuda terra. Quando un elfo avverte il peso dei secoli sulle sue spalle, si mette in viaggio – l’ultimo – verso Arvanaith, il luogo dove non esiste nient’altro che bellezza e pace. Ma non si può considerare una scelta. È l’inevitabile percorso che la Natura impone a noi tutti, è il susseguirsi delle stagioni, è l’abbassarsi e l’alzarsi delle maree, è il viaggio degli uccelli migratori. È tutto ordinato e immutabile. E anche l’eccezione è essa stessa parte del piano degli Dei.

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