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15 Marphenot, 1357 DR – Dietro il paravento dei potenti

Chainer osservava con interesse i progressi raggiunti nell’edificazione della Casa dell’Oscuro Tiranno; presto il suo successo sarebbe stato completo, quando avrebbe posato il suo profanato deretano sullo scranno, quale Maestro del tempio.

– Guarda Trinchetto! Il tempio di Bane sarà magnificente quanto e più della Torre Ritorta; venendo da est i patrioti di Zhentil Keep troveranno ispirazione nella nostra costruzione, – disse.

Il gigante annuì, torvo come suo solito – Qualcuno non vede di buon occhio il nostro potere estendersi, mio Signore. La sgualdrina del Lord della Valle tutto scruta: i suoi servi invia per spiare, scrivere, annotare.

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10 Nightal, 1357 DR – Una belva a Eveningstar

Gli Evenor, nome col quale sono identificati gli abitanti di Eveningstar, avevano appena iniziato ad elaborare il lutto per la scomparsa di Lurin e Syndair, quando nuovi guai arrivarono puntuali, come corvi, a bussare alla loro porta.

Questi guai indossavano gli alti stivali da viaggio, la pesante pelliccia grigio nera di lupo e il cappello a falde larghe di Logan Greenhood, nipote di Bardobarg Greenhood. I Greenhood sono una famiglia nativa di Ghiarathor, un paese con meno di 200 anime situato nell’ombelico della Foresta del Re, famoso per l’allevamento e le corse di coleotteri giganti; si erano tuttavia spostati in una zona più isolata quando, nel 1254 CR, Bardobarg era stato accusato di cannibalismo. Di cose strane se ne dicono, ma quella voce aveva percorso miglia e miglia fino a giungere al palazzo reale di Suzail; nessuno tuttavia si era messo sulle tracce dei Greenhood perché erano i migliori cacciatori della zona e avevano la fama di essere dannatamente “selvatici”.

Dare la caccia ad un Greenhood? Sicuro come cercare di schiacciare una pustola sul culo di un orso – borbottavano gli anziani.

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Gli Evenor, nome col quale sono identificati gli abitanti di Eveningstar, avevano appena iniziato ad elaborare il lutto per la scomparsa di Lurin e Syndair, quando nuovi guai arrivarono puntuali, come corvi, a bussare alla loro porta.

Questi guai indossavano gli alti stivali da viaggio, la pesante pelliccia grigio nera di lupo e il cappello a falde larghe di Logan Greenhood, nipote di Bardobarg Greenhood. I Greenhood sono una famiglia nativa di Ghiarathor, un paese con meno di 200 anime situato nell’ombelico della Foresta del Re, famoso per l’allevamento e le corse di coleotteri giganti; si erano tuttavia spostati in una zona più isolata quando, nel 1254 CR, Bardobarg era stato accusato di cannibalismo. Di cose strane se ne dicono, ma quella voce aveva percorso miglia e miglia fino a giungere al palazzo reale di Suzail; nessuno tuttavia si era messo sulle tracce dei Greenhood perché erano i migliori cacciatori della zona e avevano la fama di essere dannatamente “selvatici”.

Dare la caccia ad un Greenhood? Sicuro come cercare di schiacciare una pustola sul culo di un orso – borbottavano gli anziani.

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27 Marphenot, 1357 DR – Una porta su Eveningstar

Le terre di Casa Obarskyr, come i miei signori ben sanno, non hanno mai lesinato pioggia e neve, ma l’autunno del 1332 CR sarebbe stato ricordato come una stagione particolarmente fredda e copiosa di precipitazioni. Mentre a nord-est, oltre Passo Tilver, il lungo braccio del maltempo tardava ad arrivare, il profilo delle colline attorno a Eveningstar risultava già coperto da abbondante neve, che rallentava e a tratti interrompeva i rifornimenti con le altre città del regno. Continua a leggere 27 Marphenot, 1357 DR – Una porta su Eveningstar

6 Uktar, 1336 DR – L’arazzo di Selgaard

La casa di Imong Ittutof rimaneva nel Quartiere Commerciale di Waterdeep, uno dei sei rioni della Città degli Splendori, come tutti si riferiscono alla più rinomata località della Costa della Spada. La particolarità del quartiere, per chi non lo sapesse, è quella di essere sempre sveglio; di giorno si scambiano le merci più triviali, ma è di notte che, alla luce delle candele e delle lanterne che illuminano fiocamente le strade, si fanno i veri affari, quando anche artefatti dai nomi dimenticati passano dalla mano dei cercatori a quella di ricchissimi committenti. Per Imong, quando non era in viaggio alla ricerca di un nuovo gingillo magico, si trattava dell’habitat naturale. “Waterdeep – usava ripetere lo gnomo – è l’ombelico del mondo!”

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19 Marphenot, 1356 DR – L’arrivo a Voonlar

19 Marphenot, 1356 DR

Cittadina di Voonlar, tra le Valli e il Mare della Luna.

I venti del nord ancora non soffiano in queste lande e il Mare della Luna con le sue brezze mitiga un inverno che tarda ad arrivare. Ciononostante le mie membra reclamerebbero già il tepore di un camino. Gli abitanti di Voonlar ci guardano con soggezione; non fosse che questa gente si abbevera alla fonte di noi Zhent, come gli infanti al capezzolo della madre, forse si organizzerebbero per cacciarci. Percepisco l’odore della paura nel sudore acre che riga la schiena di questi villici, non saprei dire se li terrorizzino maggiormente le nere vesti del sacerdote di Bane o la stazza del gigante che ci accompagna. È comunque gente rivoltante, puzzano quasi più dello gnoll che ci portiamo appresso, che giudico affetto da bromidrosi.

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19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

“Daggerdale, se c’è un posto triste nelle Valli è proprio questo” blaterava tra sé Imong, “taverne di basso rango, prezzi cari e nessuna… “ fece una pausa.

“Nessuna?” chiese Alusair, che camminava al suo fianco

“… nessuna voglia di lavorare” completò il pensiero lo gnomo. Fosse stato in compagnia di Dirnal, il pensiero si sarebbe compiuto con “nessuna casa di tolleranza”, ma non era il caso di confessare alla ragazzina come avesse investito, per così dire, un patrimonio di 150.000 monete d’oro tra bordelli e opifici in poche decine d’anni. “Del resto la vita è una solamente, e sufficientemente complicata di suo; qualche distrazione è doverosa per mantenere il buon umore”, si giustificò mentalmente. Adesso, poi, era divenuto la balia non solo del corpulento emissario di Clangeddin, ma anche di due elfi dall’aspetto malaticcio e di una caricatura di cavaliere, ansimante in un’armatura che lo fasciava come un corsetto per nobildonne. “Garl Glittergold deve amarmi assai poco per causarmi tutte queste tribolazioni” pensò.

Alusair aveva insistito per accompagnarlo. Necessitava di un bagno caldo, questa era la sua principale motivazione per la sgambata. Lo gnomo aveva imparato a non contraddire le femmine, specie quando non ne capiva i ragionamenti. Continua a leggere 19 Marphenot, 1356 DR – Vizi e virtù d’avventuriero

10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak

Risalirono dalle profondità del grande deserto di Anauroch assieme agli uomini lucertola, che li avevano sorpresi nella camera dei tesori di Hsssthak (ndt. pronuncia Eeesss-TAK). Le ferite, fisiche e psicologiche, accumulate nell’esplorazione della tomba imponevano ai Cercatori la necessità di trovare un accordo con Fhasskwat, lo sciamano che pretendeva la restituzione delle pergamene da loro rinvenute, facendole risalire ai suoi avi.

Imong chiese di controllare meglio i forzieri. Quando finì di contare le monete e stimare i gioielli se n’erano andate diverse ore. Riteneva l’offerta di Fhasskwat accettabile, specie in considerazione delle condizioni attuali del suo gruppo; gli uomini lucertola erano in numero superiore, Dazaen li sospettava capaci di manipolare la Trama e si accompagnavano inoltre ad un paio di guerrieri di stazza imponente, simili a sauri nelle fattezze seppur umanoidi. Doveva guadagnare tempo, pensava infatti che non sarebbe stato facile convincere il cavaliere di Helm e, meno che mai, il nano menagramo a cedere parte del bottino. Continua a leggere 10 Marphenot, 1356 DR – La maledizione di Hsssthak

30 Eleint, 1356 DR – Le sabbie del tempo

Le sabbie del grande deserto di Anauroch erano l’ultimo degli inospitali paesaggi che avrebbero voluto visitare. A volte, tuttavia, il destino ha gli occhi blu di una giovane ragazza con a rimorchio un bastimento di guai tale da oscurare i triboli che il filatterio, contenente lo spirito del drago Pelendralaar, gli aveva procurato da quando avevano lasciato Myth Drannor.

Le loro strade si erano incrociate, per fatalità, nei pressi delle rovine di Yulash. Si sa però che Tymora non fa nulla per caso (o tutto forse!). Alusair, così si chiamava la giovane, era poco più di un adolescente, il volto fine nascosto dietro una matassa di capelli colore del grano. Era comparsa di notte irrompendo nel loro campo, mentre cercavano di riposare, portando lo scompiglio di un ciclone. Per primo aveva calpestato il nano, troppo ingombrante per non essere coinvolto nell’incidente, quindi era inciampata su Imong, invisibile pure nel suo giaciglio. Dirnal non aveva ancora avuto il tempo di sacramentare il suo disappunto che una dozzina d’orchetti, con tanto di lupi, l’avevano seguita acuendo il malumore dei Cercatori. Il nano, che di per sé non era un grande anfitrione, odiava gli ospiti inattesi e non era il tipo da mandarla a dire. Aveva così fatto roteare il suo martello con l’effetto di far saltare immediatamente l’opzione diplomatica. Halfgrimur era accorso al suo fianco saettando frecce come un serpente velenoso, Imong invece si era attardato nelle sue faccende, o almeno così avrebbe voluto giustificare il suo mancato tempismo. Non fu comunque un problema sfoltire gli invitati e riportare i presenti ad un numero accettabile di coperti per uno spuntino fuori orario, necessario per favorire la ripresa del sonno.

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24 Eleint, 1356 DR – L’epilogo della Compagnia dei Custodi

Li trovarono stesi, esanimi, in mezzo al fogliame che copre la terra scura del Mediobosco, con le vesti sporche e lacere. Quando anche Zeke era finito a carponi, Kloi aveva compreso che non sarebbe passato molto tempo prima che l’abbraccio di Tyr li avesse raccolti e scortati al cospetto di Ao, il padre di tutti gli dei. Interminabili giornate di cammino, la fame, la sete e le ferite, frutto dei continui agguati dei cacciatori del Culto, li avevano consumati fino a piegare ogni volontà di resistere e, uno dopo l’altro, si erano lasciati andare; solo Arpino continuava a stringere lo scettro dal pomello d’osso…
 
Avevano seminato morte e inferto cospicue perdite agli inseguitori, che però erano ciechi di rabbia, come solo chi ha subito un torto insopportabile e irreparabile può essere. I cultisti parevano formiche impazzite, si erano riversati fuori da Castello Cormanthor, ignorando le insidie della crepuscolo, lo strazio che i demoni dell’Abisso arrecavano ai loro confratelli, e avevano riempito di luci la notte di Myth Drannor. Paula aveva richiamato i suoi compagni non appena avvistato i roghi:  Halfgrimur era perduto, e se desideravano rimanere in vita almeno loro, sarebbero dovuti fuggire immediatamente, prima che anche quell’opportunità fosse svanita!

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20 Eleasias, 1356 DR – Testa o croce

(Vigileremo) … fino a quando Myth Drannor troneggerà nuovamente fiera” – antico detto ancora in voga nelle Valli per dire che si porterà a termine un compito fino alla fine.
 
 
L’accordo è dunque fatto. Sta a me fare un sopralluogo presso Casa Llundlar, trovare il passaggio che porta a Castello Cormanthor e vedere se ciò che si nasconde in questi luoghi sarà considerato un ostacolo insormontabile per i miei compagni.
Ancora una volta un Tel’Quessir metterà a repentaglio la propria vita per preservare il destino degli uomini. Più è il tempo che passo tra i mortali, più mi pare chiaro perché il mio popolo ha deciso di ritirarsi.
Del patto di amicizia che fu redatto sulla Pietra Eretta non rimane che l’intento.
 
Con il cuore pesante mi affido quindi a Tymora, poiché dal giorno in cui mi imbattei nella sua effige nella dimora che ospitava le spoglie di Shraevyn, è l’unico riparo nel quale rifugiarmi nei momenti più cupi. Se sarò fortunato tornerò anche questa volta, se il mio fato non è questo incontrerò lo sguardo beffardo della mia dea.

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6 Flamerule, 1356 DR – Sotto una coperta nera

Il seguente brano è tratto dal registro regio, dove è trascritta la conversazione avvenuta tra Sua Maestà re Azoun IV, il Gran Maestro dei guerramaghi Vangerdahast e Shaerl Rowanmantle Amcathra, Signora di Shadowdale, presso Suzail, capitale del Cormyr. In essa si narrano le preoccupazioni per il conflitto in atto nelle Valli.

 

Capitano occasioni nelle quali si commettono atti di cui non si può andare orgogliosi, dei quali non si farà parola ai propri figli fino all’età adulta. Questa sarà probabilmente una di quelle volte, ma se il fine giustifica il mezzo, vi chiedo di nascondere al cuore quello che le Vostre orecchie udranno.
Nei viaggi al fianco del mio consorte, sono stata diretta testimone della condotta sconsiderata di alcuni governatori che amministrano le Valli, e solo la virtù di pochi ha permesso di ritardare l’evolversi di una situazione esplosiva. Nonostante l’impegno di questi valorosi, oggi le Valli sono in fiamme.

25 Hammer, 1293 DR – Le lande del Magnifico

Anno del Teschio Parlante, 1293 DR, secondo la conta delle Valli
Pare che qualche dio si sia divertito a deviare il nostro cammino. Mi chiamo Dark Digger e sono una guida delle terre selvagge, mi accompagno a questa compagnia da quasi tre mesi e ogni volta che mi pareva di essere più vicini alla nostra meta, improvvisamente scoprivo che le nostre elucubrazioni altro non erano che bolle di sapone.
Ancora non ho capito che genere di persone compongano questo gruppo, passiamo le nostre serate per lo più in silenzio, cercando di ripararci dal freddo e dalle intemperie. Da questo punto di vista, i poteri del chierico di Lliira, Don Zauker, e dello stregone che ci accompagna, tale Kaiser Crypt, ci hanno permesso di rimanere vivi e in buone condizioni fisiche. Per nulla al mondo avrei accettato di vagare in pieno inverno per le putride brughiere di Vaasa, non fosse che la posta in palio è leggendaria. Se un colpo del genere andrà a segno, potrò ritirarmi per sempre a vita privata.

Background dei Personaggi – Arpino Copperpot

Cara Rosetta,
 
Credici!, sono proprio io a scrivere queste righe, non è che io parlo e un’altra persona scrive. Sto imparando in fretta qui dagli gnomi. Ho una buona maestra, Paula,che ha studiato molto da come parla.
Quella mattina Rosetta, non è che non ho avuto il tempo di salutarti; il vecchio Brunello mica scalciava per partire, carico com’era. Mi vergognavo Rosetta, per come me ne vado.
Ora te ne parlo meglio Rosetta, anche perché attraverso la carta non mi possono arrivare i piatti e le porcellane che mi colpirono la sera prima della partenza, e che spero tu abbia rimpiazzato con altre di altrettanto pregevole fattura da tua zia. Sai benissimo che non sopportavo più il mio lavoro al servizio di Jalissa. Quella schifosa mi sfruttava, Rosetta. Metteva il suo marchio sulle mie armi e armature, spacciandoli per sue creazioni, e a me lasciava le briciole dell’onorario che chiedeva ai clienti. Quella bottega la potrei dirigere io da solo, altro che! Io ho solo la mia abilità manuale per vivere, non ho tradizioni di casta o di retaggio da far valere. Non le ho mai volute Rosetta, lo sai. Certo, se magari le avevo, forse parlerei diversamente, ma non lo so perché comunque non ce le ho. Forse se le avevo, tu non mi avresti trovato così attraente, ma comunque rimane il fatto che non le ho, quindi magari è meglio che la smetto di fantasticare e vado avanti. Anzi, ti lascio un attimo, che ho finito l’inchiostro.

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11 Mirtul, 1356 DR – Nell’abbazia dei Giustizieri di Tyr

L’atrio che dava accesso allo studio era ingombro dal mobilio e da inutili cianfrusaglie. Odorava di legno, polvere e dell’inconfondibile aroma di carta pecudina accatastata in rotoli, maniacalmente ordinati, su grandi mensole di noce che sporgevano dai muri. Fatti pochi passi lo spazio pareva dissolversi in una spessa penombrae, non fosse stato per il ticchettare della pioggia e il leggero grattare della piuma d’oca sulla carta di un codice miniato, difficilmente sarebbe stato possibile accorgersi di una figura minuscola, curva su di un leggio, posto accanto all’unica finestra della camera. La luce di 3 grandi ceri era appena sufficiente a catturare i movimenti rapidi della mano la cui pelle era così sottile da risultare quasi trasparente, puntinata qua e là dai segni dell’età. Tutto il resto rimaneva nell’oscurità.

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3 Mirtul, 1356 DR – Il sospetto del dragone

Apprezzai Zeke fin dal primo incontro, era molto giovane per essere un inviato della Corona, eppure aveva gli occhi di un veterano. Certo era strano per essere un soldato, è indiscutibile che non gli mancassero il coraggio e la perizia nell’uso delle armi, ma, in un certo senso, non odorava di caserma con quel suo sguardo aperto sul mondo. Fui tra quelli che lo vollero il portatore della reliquia nonostante la sua provenienza. Mi fidai di lui senza dover interrogare le stelle, sarebbe stato comunque inutile. Allora, ancora, i nostri destini non erano scritti e così la via che il dragone purpureo avrebbe intrapreso.” – Paula Wuran
 
Il capitano Dutharr non riusciva a dissimulare la tensione quella mattina, passeggiava avanti e indietro per il piazzale ripassando mentalmente un discorso che si era preparato la sera precedente. Nell’arco di una settimana sarebbe passato dalle ire della Lord di Arabel a quelle del cugino del re!
Non era uno scherzo, si parlava di diserzione, e all’ordine dei dragoni non era mai stato notificato quel reato. Fin dalla fondazione l’onore e la fedeltà alla Corona rappresentavano le fondamenta del corpo e la chiarezza d’intenti un pilastro imprescindibile del regno. Quella giovane Lama rischiava di costargli il posto o peggio la faccia; il barone Thomdor peraltro difficilmente tornava da Alto Corno (High Horn) di buon umore e la notizia di un’onta simile nel suo reggimento gli avrebbe causato una crisi di nervi.

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