“Dio è morto” – Fredrich Nietzsche, Francesco Guccini.
– Artorias, dobbiamo andare! – urlò Logan.
L’uomo di Suzail rimaneva chino, immobile, inginocchiato davanti al corpo esanime di Torm: con una mano reggeva ancora il capo insanguinato dell’incarnazione mortale del dio, con l’altra stringeva il simbolo sacro, un simbolo che non aveva più un riferimento.
Il giovane Dacien, che si era messo alla ricerca della Trama e dei suoi segreti ormai sei mesi prima, trovava infine la risposta più cocente: tutto ha un inizio e una fine. Amicizie, relazioni, precettori, ora persino gli dei si piegavano alla spinta di un destino superiore e incalcolabile.
– Artorias, amico, – gli disse calmo Aukan, poggiandogli una mano sulla spalla, – se restiamo non ci sarà definitivamente occasione di riscatto.