21 Kythorn, 1356 DR – Un ritorno a casa pieno di sorprese (sgradite!)

Sua Eccellenza,

Le scrivo per avvisarla della mia intenzione di tornare fra le mura della vostra abbazia a breve, accompagnato da mia moglie Rosetta. L’altro giorno, di ritorno a casa, ho scoperto che aspetto un figlio dalla mia consorte, mio buon amico. La notizia mi giunge quanto mai inaspettata, e tanto più sconvolgente, rispetto ai miei piani di ripartire per unirmi a Morn, se accompagnata da ciò che mi appresto a raccontarvi.
La mia dolce metà, spaventata dalla novità e dalla prospettiva di dover affrontare tutto da sola, visto il prolungarsi della mia assenza, ha pensato bene di fare incetta di denaro per il futuro svendendo tutta la nostra attività ad un ricco mercante di Sembia. Forse non vi ho detto che l’edificio su cui sorgeva la mia bottega era un’eredità della famiglia di Rosetta, e come tale di sua effettiva proprietà. Le lascio immaginare tutto il mio sgomento e la mia rabbia, oltretutto repressa, dato l’impossibilità di regolare le diatribe matrimoniali alla maniera nanica, vista la difficoltà ad incassare manrovesci delle signore in stato interessante.

19 Kythorn, 1356 DR – Finalmente la quotidianità

Caro Madarn,
apprendo con piacere che il viaggio di rientro a Storpemhauder insieme a Telimas si è svolto senza intoppi, sono stata in pensiero per la vostra incolumità e ricevere queste notizie mi ha davvero rasserenata. Anche io e Halfgrimur abbiamo viaggiato senza troppi problemi. Al momento l’elfo è ospite a casa mia, non so però quanto intenda trattenersi, ha tutta l’aria di essere inquieto e di volersi presto rimettere in cammino. Si è in ogni caso comportato da degno accompagnatore e custode dell’incolumità mia, di Tula e di Gyventhar, che ho provveduto a custodire al sicuro non appena arrivati ad Highmoon.

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18 Kythorn, 1356 DR – Da Ordulin ad Highmoon

Il 15 Kithorn Gyventhar era a Ordulin sotto la custodia di Meena e mia. Calcolai altri tre giorni di cammino per raggiungere Highmoon. Non era necessario conoscere la lingua di Chondath, che comunque ero in grado di comprendere, per rendersi conto che la stirpe alla quale appartengo rappresentasse qui, nella capitale dello stato di Sembia, il nemico da odiare. L’antico decreto che impediva agli elfi, e sospettavo che l’ingiunzione si sarebbe estesa ben presto anche ai mezzelfi, di risiedervi campeggiava ancora all’ingresso della città. Avrebbe potuto non essere più valido ma era più prudente non farsi riconoscere.

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14 Kythorn, 1356 DR – Sulle colline di Dun

Casa mia. Zeke, Meena, Halfie e il buon Arpino sono ormai alle spalle..il commiato è stato rapido, quasi indolore perché la strada davanti a me mi chiamava. 
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13 Kythorn, 1356 DR – A Ponte Piumanera (Blackfeather’s Bridge)

Il mattino seguente, la situazione non migliorò affatto. Infatti si potevano scorgere un gran numero di sagome scure sui monti a nord ovest di Shadowdale. L’inizio di un conflitto? Molte domande senza risposta si affastellavano nella mia testa ma era nostro compito procedere oltre.
Dopo due giorni, il 10 Kythorn, raggiungemmo la Pietra Eretta ovvero la più antica testimonianza di pace tra noi Tel’Quessir, legittimi abitanti di Cormanthyr, e gli Umani che si erano insediati nelle zone circostanti, oggi note come Valli. Ma i tempi stavano cambiando: le fiamme avrebbero distrutto in poco tempo la lungimiranza politica del Coronal Eltargrim?

12 Kythorn, 1356 DR – Il potere dell’orco

Thomdor decise di inseguire l’esercito venuto dalle Marche dei Goblin. Ritenendo che né l’Araldo, né Hokka, se si fosse trovato da quelle parti, avrebbero tentato nuovamente uno scontro frontale. Decise però di far loro credere che era quello che lui cercava, così dispose i carri da guerra in avanti, agghindandoli in modo che dessero l’impressione di essere pieni di uomini. Il che era giustificato dalla perdita della cavalleria. Parallelamente mise le sue guardie personali, alla guida di piccoli drappelli di esploratori e soldati, al fine di stanare il nemico che si era certamente disperso e, per darsi maggiore agilità, probabilmente non ancora ricomposto.
A me venne affidato un drappello di 10 uomini. I due perlustratori ci precedevano e noi avanzavamo al via libera. Dopo due giorni di caccia, riuscimmo a stanare un piccolo gruppo di nemici accampato nei pressi di una piccola pozza. Erano cavalca lupi. I perlustratori erano molto prudenti, se ci fossimo avvicinati troppo, i lupi ci avrebbero senz’altro fiutati. Dovemmo restare due giorni in attesa, perché arrivasse un vento favorevole che ci avrebbe consentito di piombare su di loro con il favore della sorpresa. Per nostra fortuna non davano l’intenzione di volersi muovere, ma qualcosa mi trasmetteva un senso di inquietudine. I perlustratori mi dicevano che dovevano avere dei feriti, perché di tanto in tanto entravano e uscivano da una tenda più grande delle altre, dove portavano acqua e viveri, da cui però non avevano mai visto uscire nessuno. Non sapevo che fare, non ce li vedevo proprio i goblin nella veste di infermiere compiacenti. 

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8 Kythorn, 1356 DR – Da Shadowdale ad Ashabenford

Poco dopo la separazione da Zeke, ricordo Arpino che ci disse: “Potremmo proseguire fino a sud e prendere la Moonsea Ride fino alla città di Ashabenford. Che ne dite?”. 
Avrei potuto seguire il consiglio del nano ma scelsi di non attirare l’attenzione degli uomini di Dagger Falls dal momento che avrebbero potuto essere ancora sulle nostre tracce.
Così, al 18 Mirtul, ciinoltrammo attraverso l’intricato tratto di foresta che iniziava a sud di Shadowdale e si scioglieva, insieme al fiume Ashaba, nella valle di Mistle. Io e Meena avremmo poi accompagnato Arpino, Paula e Kloi fino al ponte della Piuma Nera, a Featherdale, e poi da lì, una volta congedati i nostri compagni, avremmo raggiunto finalmente Highmoon.

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7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: il regalo di Ethelbert

Quando finalmente l’Araldo diede l’ordine, gli orchi ripiegarono e noi ci lanciammo all’inseguimento. La ritirata costò ai goblinoidi almeno altri 500 cadaveri. Due giganti erano caduti, ma l’Araldo e il grosso dei cavalca lupi riuscirono a mettersi in salvo. Fortemente ridimensionato l’esercito di Hokka non era tuttavia stato annientato. La fuga sarebbe dovuta essere molto più rovinosa, ma gli orchi, al segnale del loro comandante si sparpagliarono immediatamente in decine di direzioni diverse, impedendo il massacro.

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: guerramaghi!

Presto il resto dei fanti goblinoidi si sarebbero riversati su di noi e il nostro esercito, ancora incolonnato, era impreparato a riceverli. Thomdor diede ordine di far avanzare due carri degli approvvigionamenti. Fece dare fuoco con l’olio delle lanterne e ordinò che fossero spinti sul passo, protetti da un fuoco di copertura. Gli orchi, che si erano spinti sul passo, arretrarono e scomparvero oltre i macigni. Il Barone diede, poi, ordine a tutta la sua guardia di cavalleria pesante di montare in sella e tenersi pronti. Montai a cavallo, senza accorgermene avevo tenuto in mano la spada di Ethelbert, che ora mi avrebbe accompagnato per tutta la battaglia. In quel momento, udimmo il corno della cavalleria leggera risuonare oltre il passo, qualcuno era ancora vivo, ma il suono che udimmo non era quello energico e vittorioso udito poco prima e assomigliava più a un rantolo disperato.

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: cinque uomini per un esercito

Quando giungemmo al passo, pronti a lanciarci alla carica, trovammo il passaggio ingombro di macigni. Non si scorgevano né balestrieri né soldati a guardia del passo. Cosa stava succedendo? Thomdor rinunciando agli esploratori si era privato di occhi e orecchi. Qual era il piano che aveva in mente?
Come non bastassero i miei brutti presentimenti, vedemmo sbucare da dietro i macigni cinque enormi ogre corazzati, la testa di ponte dell’esercito di Hokka. Ogni carica era impensabile e ci trovammo costretti a smontare. Un manipolo di soli cinque uomini avanzarono per affrontare gli ogre sul passo. Thomdor in persona, Ethelbert, il capitano Dutharr, Baldwin Quatremain e io. Migliaia di uomini da una parte e migliaia di orchi dall’altra e l’incontro di questi contingenti dipendeva dallo scontro di appena dieci guerrieri.

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7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: l’Araldo di Hokka

I dragoni si stavano posizionando in una formazione a cuneo, nella speranza di aprire un varco nelle file dei soldati nemici e disimpegnarsi in qualche modo, quando, preceduti da ruggiti tremendi, i temibili cavalca-lupi sbucarono fuori con grandi balzi attaccando rabbiosamente.

L’assalto era guidato dall’Araldo di Hokka in persona. La sua statura era imponente e la sua pelle color antracite accresceva il timore che incuteva. La cavalleria si mise sulla difensiva, ma l’esercito avanzava ancora schiacciandola contro le pareti rocciose, limitando ad uno spazio angusto le sue possibilità di movimento. I lupi sono molto più potenti dei cavalli e la loro agilità nel combattere in spazi ridotti rendeva schiacciante la loro superiorità. 

7 Kythorn, 1356 DR – La battaglia di passo Tilver: il sacrificio della cavalleria leggera

L’indomani squillarono le trombe della marcia forzata. In un tempo estremamente ridotto, frutto di accurate esercitazioni, ci disponemmo e mettemmo in movimento. La logistica organizzata da Alasalynn Rowanmantle fu impeccabile: nei due giorni successivi, trovammo accantonamenti e viveri per accogliere l’esercito. Le visite degli esploratori si facevano più frenetiche e a un certo punto cominciarono ad arrivare i feriti. Thomdor ridusse il numero delle squadre dei esploratori, ingrossandone conseguentemente la dimensione e rafforzandola ulteriormente con le truppe ausiliarie di arcieri e fanti leggeri. La fase di perlustrazione era terminata: cominciava il dispiegamento di forze per la battaglia. Quella stessa notte tutta la cavalleria leggera partì come avanguardia al gran galoppo. Mancava circa un giorno di marcia a passo Tilver e l’esercito di Hokka, probabilmente più leggero, era più vicino di quanto lo era il nostro. La cavalleria leggera doveva arrivare al passo prima del nemico e tenerne occupato l’intero contingente fino all’arrivo del resto dell’esercito. 

5 Kythorn, 1356 DR – Il campo di Tilverton

Nel primo pomeriggio nuvoloso del 5 Kythorn, Tilverton ci accolse con squilli di tromba e rulli di tamburo. La popolazione era presente, tuttavia si leggeva una certa diffidenza nei loro sguardi. Erano preoccupati per l’avvicinarsi dell’esercito di Hokka e per le notizie che giungevano dalle Valli confinanti e sapevano che le guarnigioni del Cormyr erano di gran lunga preferibili al saccheggio e alla devastazione che sarebbe loro toccato in sorte, ma erano abituati ad essere cittadini liberi di una città libera e sapevano che la protezione del Cormyr non viene mai concessa gratuitamente. Sarebbe passato del tempo, anche a guerra finita, prima della riconsegna della città ai suoi abitanti. Li capivo, avevo passato qualche tempo nelle Valli e ne ero stato irrimediabilmente influenzato. In quel momento, serrato nelle file del mio ordine, ne avvertivo la potenza e, al tempo, avvertivo le insidie che si nascondevano nelle certezze troppo rigide dei miei compagni, destinate a infrangersi contro una forza subdola che non sapevano ancora decifrare. La campagna che avevamo di fronte sarebbe stata dura, avrebbe richiesto fermezza, pazienza, un alto tributo di vite umane e fors’anche l’umiltà di saper perdere battaglie se volevamo vincere la guerra. Thomdor sapeva tutto questo e il rafforzamento del contingente dei perlustratori ne erano un chiaro segno.

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2 Kythorn, 1356 DR – L’esercito si mette in marcia

Il 2 Kythorn, il Barone Thomdor era pronto per dare il via alla campagna militare che avrebbe fatto desistere gli eserciti delle Marche dei Goblin guidati da Hokka-katta il potente, dall’avvicinarsi ai confini del Cormyr o anche solo pensare di impensierire le città e i territori suoi alleati.
Quando il rullare dei tamburini cominciò a riecheggiare dall’interno del cortile del palazzo dell’Ordine dei Dragoni, una forte folata di vento fresco attraversò la città stendendo le bandiere e strappando un grido di meraviglia alla folla già nutrita che si era assiepata ai alti delle strade per salutare l’esercito in partenza. Ai tamburini seguirono gli sbandieratori che arrotolavano i drappi attorno alle aste che poi proiettavano nel cielo terso di quella mattina d’estate. Dopo che gli sbandieratori ebbero finito il loro numero, le trombe che annunciarono l’arrivo dei soldati. Il Barone Thomdor aprì il corteo, seguito dai 200 cavalieri corazzati che costituivano la sua guardia personale, di cui facevo parte e da 500 cavalieri leggeri.
La folla era festante: la vita dei cittadini di Arabel era fortemente connessa con la permanenza dell’esercito e in tutte le famiglie qualcuno dei figli maschi aveva intrapreso la carriera militare, inoltre il Cormyr era pacificato e da tempo non accadeva nulla che potesse impensierire le sue difese. Non erano certo le voci che circolavano sull’avanzata di creature dal nord che avrebbero disturbato le vite tranquille e solide dei cormyreani. Era ormai di dominio pubblico la notizia che Daggerdale era caduta e che altre Valli avrebbero presto subito la stessa sorte, ma era noto che i valligiani erano gente debole e litigiosa e quando Scardale si era alleata con Zhentil Keep, questo almeno era quanto si diceva, dovevano aspettarsi conseguenze di questo tipo.

1 Kythorn, 1356 DR- Un privilegio poco ambito

La mattina del primo giorno di Kythorn, nella cappella del palazzo dell’Ordine dei Dragoni Purpurei venni insignito del titolo di guardia personale del Barone Thomdor, il corpo più esclusivo e meno ambito di tutto il Cormyr.
Il rito si svolse in maniera sobria e spiccia, secondo le indicazioni del Barone, al quale non sfuggiva nulla, ma cui poco si addicevano le formalità.
Giurai fedeltà e abnegazione completa al Barone in sella al mio destriero, davanti a Dutharr, che era l’officiante e non smetteva di ostentare il suo bel coltello, Ethelbert, un veterano della guardia personale e due scudieri che passarono tutto il tempo a corazzare il mio cavallo e mondarsi il naso in modo piuttosto distratto. Il Barone comparve sbuffando poco prima del mio giuramento di fedeltà e se ne andò subito dopo.
Il momento più caloroso di tutta la procedura fu quando Ethelbert diede un buffetto al cavallo, prima di andarsene dietro a Dutharr. Finite le loro pratiche, anche gli scudieri si mossero, presero il cavallo e se ne andarono, lasciandomi solo.