12 Kythorn, 1369 DR – L’abominio di Diirinka

Tre giorni, rimuginava Dirnal. Era il tempo promesso da Starag, ma l’anziano Morklist non era più una guida autorevole. Il portatore di Whelm temeva che gli esponenti più giovani e focosi avrebbero scavalcato ben prima l’autorità del capoclan. Questo nonostante il proverbiale rispetto per le tradizioni e le gerarchie dei nani. Un’onta come quella che ritenevano di aver subito era il preludio di una guerra intestina, che poteva far tremare le fondamenta di Mirabar. Strano come a volte la storia secolare di città e stati possa essere messa a repentaglio in una manciata di ore. O era prevedibile? In fondo quella situazione si era trascinata fin troppo tempo, presto o tardi sarebbe dovuta deflagrare. Gli avvenimenti che si erano susseguiti negli ultimi giorni erano il risultato dell’incuria e dell’ignavia delle istituzioni, e il primo imputato era il Consiglio delle Pietre Scintillanti.
«Ah, i giovani non hanno pazienza…» sbuffò.
«Senti, senti… da che pulpito…» lo canzonò Imong, che gli cavalcava a fianco.
«Sono veramente preoccupato, questa volta nemmeno gli dei hanno il potere di cavarci fuori da questa situazione. La famiglia è una di quelle cose per  la  quale non puoi esimerti dal combattere.»
Lo gnomo guardò il volto accigliato del compagno: «Runa non può… essere scomparsa nel nulla. Se è arrivata una goblin… al suo posto, significa che qualcosa… è successo nel percorso tra il maniero… dei Morklist e il tempio di Berronar.»
«È lì che ci stiamo recando. Ho inviato una squadra di Asce in mattinata, ma desidero dare un’occhiata di persona.»
«Per questo ti facciamo da scorta, buon amico» disse Halfgrimur, «Ricostruiremo l’accaduto e forniremo la nostra versione al Consiglio. Non ho fiducia quanto te nei due capiclan: dovrebbero essere perseguiti solo per aver sistemato dei cecchini nel tempio.»
«Temo che, per una volta, tu abbia ragione» sospirò Dirnal.

***

Trovarono le Asce a poco più di un miglio di distanza dalle porte di Mirabar. Il cocchiere aveva scelto una strada secondaria per condurre la carrozza nuziale. Evidentemente i Morklist avevano ritenuto quel percorso più sicuro. La via era circondata dalla campagna su tre lati, il che permetteva un’ampia visuale alla scorta. Il quarto lato, in direzione nord, era protetto da un canale naturale, navigabile da piccole imbarcazioni.
I soldati avevano facce cupe. Salutarono il Venerabile messo di Clangeddin con un cenno del capo: «Abbiamo trovato il cocchio» dissero senza ulteriori convenevoli.
«Ci siamo» ammise Dirnal col cuore pesante, scendendo dal suo pony. Etihw gli fu subito a fianco per sostenerlo.
Halfgrimur e Imong seguirono con lo sguardo i passi del loro compagno di mille scorribande, e in quel momento capirono il peso del fardello che si abbatteva come un macigno sul vecchio nano. «A volte vivere a lungo significa solo aver il tempo per seppellire i propri cari» sentenziò tetramente l’elfo. Martin, poco più indietro, rimaneva a sua volta silenzioso: non era il momento, quello, di lasciarsi andare ad uno dei suoi monologhi.

Dirnal seguì le Asce di Mirabar fino al luogo dell’incidente, se così poteva essere definito.
«Ci sono tracce un po’ ovunque; sono di due bulette, squali di terra» l’ufficiale indicò dei veri e propri solchi simili al passaggio di un aratro, «Le abbiamo seguite, ma scompaiono improvvisamente nella campagna.»
«Stregoneria» mormorò il portatore di Whelm.
«Probabile» confermò l’ufficiale, «C’è stata un’aggressione e un combattimento sanguinoso. Gli assalitori hanno provato a cancellarne le tracce, ma i segni sono rimasti evidenti sul terreno. E poi… bé, mi segua, vedrà con i suoi occhi.»
Li condusse dove le Asce avevano ammonticchiato rami e sterpaglie, in corrispondenza dei quali – nel canale – erano visibili le ruote posteriori di una carrozza. «Chiunque abbia organizzato l’agguato ha tentato di nascondere il relitto nel canale, ma per loro sfortuna si deve essere incagliato quasi subito. Allora l’hanno coperto alla bene e meglio» disse l’ufficiale, «È stato sufficiente per celarlo qualche ora alla vista, considerato che non molta gente utilizza questa via al posto della strada principale.»
«I Morklist sono stati vittime delle loro stesse cautele.»
«Così pare. Al momento non abbiamo gli strumenti per disincagliare il carro, ma ho provveduto a chiedere rinforzi. Non abbiamo finito, venga.»
Cento metri più avanti, dietro ad alcuni cespugli di magnolia stellata la terra era stata smossa: «Hanno scavato una fossa comune per nascondere i corpi della scorta, ma qualche creatura deve aver fiutato l’odore dei cadaveri nel frattempo e, ahimé, essersene cibato. Non ho altro da riportare.»
«Molto ben fatto, tenente…»
«Wylokkahy, signore» l’ufficiale si mise sull’attenti.
«Riposo» disse Dirnal, «Daremo un’occhiata a nostra volta, sperando di trovare qualche altro indizio.»

Batterono tutto l’argine. Sembrava non vi fossero ulteriori dettagli da rilevare, non fosse stato per la proverbiale vista di Halfgrimur. Il cormanthoriano colse uno scintillio sulla sponda opposta. Ordinarono di far arrivare una barca da Mirabar. Così, mentre le Asce disincagliavano la carrozza, i Cercatori attraversarono il canale.
«Qua» il nero pellegrino puntò con l’indice il moncone di un braccio coperto da una maglia, terminato in una pozza.
Imong controllò meglio con la sua lente d’ingrandimento: «Tranciata di… netto, la lama che ha… fatto questo è passata… come un coltello caldo nel burro.»
«Quale arma può fare questo?» domandò Martin preoccupato.
«Lo sapremo presto» disse Dirnal, «Chiunque, in vita, fosse il possessore di questo braccio ci racconterà come sono andate le cose.»
Il portatore di Whelm preparò il rituale che avrebbe riportato dai Piani Esterni la voce del caduto – sebbene per alcuni brevi minuti – tra i vivi: «Non amo praticare la negromanzia, mio discepolo, ma sappi che ogni tanto è necessario». Etihw fece segno di aver compreso.
Il Venerabile prese il turibolo dal sua zaino, avviò un piccola fiamma e inserì l’incenso, quindi assistito dal discepolo iniziò a pregare Clangeddin.
«Chi mi chiama dalle stanze di Moradin? Presentati poiché i miei occhi più non possono vedere» una voce di donna roca e sofferente fece venire i brividi a tutti coloro che, in cerchio, si erano posizionati accanto ai due chierici. Solo Halfgrimur sembrava impassibile a quella scena.
«Dirnal, Venerabile servitore di Clangeddin, ti ha riportato al Piano Materiale, spettro. Dicci, chi eri in vita?»
«Rispondevo al nome di Buerla Morklist, la mia vita era la guerra e la protezione del clan e della stirpe dei nani.»
«Cosa ricordi del momento della tua morte?»
«Una nana capace di muoversi come un ragno che brandiva la Feroce Ascia mi colpì, strappandomi alla vita.»
«La Feroce Ascia?» si lasciò scappare Etihw, causando un’occhiata furente di rimprovero del suo maestro.
«Una reliquia forgiata all’alba dei tempi, perduta per mano traditrice. Riappare in momenti di grande pericolo per la razza nanica: un segno di speranza, ma anche un cattivo presagio» spiegò brevemente Dirnal senza perdere la concentrazione necessaria a mantenere l’incantesimo, quindi chiese «Runa era viva quando fosti assalita?»
«Quando giunse la Mietitrice, Runa respirava ancora al mio fianco, ma chissà cosa fu delle anime di coloro che mi accompagnavano. Nove eravamo: tre guerrieri – Glyiur, Ulnnor e me –, Runa, quattro guardie fidate e il cocchiere
«Chi accompagnava la portatrice della Feroce?» Dirnal ora ansimava, lo spirito era richiamato dal Piano Esterno. Solo il grande potere del Venerabile prete lo tratteneva oltre.
«Quattro nani in armatura che pensavamo avessero subito un attacco da squali di terra. Le bulette, che sembravano morte, si animarono al comando di qualcuno, un umano credo. C’erano anche almeno una dozzina di goblin a cavallo di lupi, e…»
La voce si interruppe risucchiata nel pozzo profondo, dove cadono le anime dei trapassati.

L'abominio di Diirinka
L’abominio di Diirinka

Mantenere il contatto non era più possibile: senza preavviso, una strana creatura era emersa dal terreno, come un orribile mostro che fuoriesce dagli abissi marini. La bestia aveva un corpo ovoidale, grande quanto una coppia di cavalli da aratura. Priva di testa, vedeva attraverso tre occhi senza palpebre. Le pupille del colore del latte cagliato sporgevano sui fianchi, appena sopra la parte centrale. Sopra gli occhi spuntavano molteplici braccia muscolose, dotate di mani artigliate; sotto di essi altre braccia terminavano in sbavanti bocche dai denti aguzzi. La corazza pietrosa della creatura sembrò incresparsi sfrigolando, come se onde di energia la percorressero. Sul corpo, lucente a specchio, si riflettevano volti di nani torturati che andavano alla deriva nel vuoto, come foglie morte prese da un turbine.
«Il flagello dei nani! Un abominio di Diirinka!» gridò Etihw. Halfgrimur con un balzo sbilanciò il giovane chierico in avanti, prima che una delle braccia artigliate lo trafiggesse, quindi sfoderò Olar e tranciò una delle bocche dell’aberrazione. Un momento dopo di lui arrivò la lama di Imong, che intendeva accecare uno degli occhi della creatura, ma quella ruotò su se stessa deviando il fendente sulla corazza di pietra. La lama slittò, sbilanciando lo gnomo che ebbe giusto il tempo di infilarsi l’anello e scomparire alla vista.
«Indietro!» ruggì Dirnal. Whelm colpì il terreno con la violenza del tuono. La terra tremò e si spaccò, facendo scivolare l’abominio nella fenditura da esso causata e quindi nel canale. Un’onda di energia, come un lampo, li investì scagliandoli a terra e lasciandoli storditi.
«L’hai uccisa?» chiese Martin quando si riebbe.
«No. Alla vista di Whelm, quella maligna creatura è tornata nella terra ed è fuggita» si rialzò il Venerabile prete, «Quali infausti presagi! Ma almeno ne sappiamo a sufficienza per riferire al Consiglio. Una mano ben più potente di quella dei Filwhyr e dei Morklist sta dietro a tutti questi accadimenti.»

(Sessione IV parte I, 8 Dicembre 2021)

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