1 Tarsakh, 1359 DR – La strada per Adbar, città dei nani

Da “I miei Sotterranei” di imong Ituttof, diario 2 Alturiak 1359 DR – 1 Tarsakh 1359 DR

Ferna è un umano affabile, tipo tranquillo, il tizio tutto affari tipico di Waterdeep. Dice di rimanere sempre molto colpito dai miei racconti, eppure mantiene quel distacco tipico del mercante. La verità è che non gli frega molto di dove tu sia stato, è il dove andrai a interessarlo maggiormente. Insomma un uomo radicato nel presente, con le antenne dritte, sempre allerta da eventuali imboscate. Mi aveva fatto piacere passare del tempo con lui, i suoi carovanieri e la loro birra forte… c’era anche una guardia, Munster, che avevo preso in simpatia, che insisteva per farmi da guardaspalle, anche se in realtà ero stato io a salvargli la pellaccia in quella brutta imboscata di goblin all’altezza di Triboar… proprio lì la carovana ebbe le prime defezioni: chi si fermava, chi proseguiva verso il profondo nord, forse Mirabar, e chi, come noi, prendeva la via per Silverymoon e suoi porti, più a est.

Io e Ferna prendemmo la testa del gruppo. Insieme al élite della scorta puntammo dritti verso Yartar, dove facemmo sosta. Adoro la Costa della Spada, ma questo era l’ultimo luogo famigliare, dove poter fare valere i miei contatti e dove c’era sempre qualcun che conoscevo o che mi doveva un favore… da lì in poi sarebbe stato tutto più nuovo.

Il tempo non era buono, viaggiare d’inverno non è mai consigliabile in queste zone del mondo, porta via molto più tempo ed energie; quello che non fecero gli incontri ostili lo fece il clima, talmente rigido da sfiancare qualche mulo e costringerci a razionalizzare il carico, rinunciando a qualche provvista di riserva.

Annoto nei miei appunti di viaggio la bellezza dei Picchi Perduti, da cui nasce il fiume Dessarin, ed il limitare dell’Alta Foresta, luogo che forse dovrei visitare dato che se ne narrano i luoghi perduti da riscoprire…

Ma proprio lì lo scontro si fece drammatico: una tribù di gnoll, inferociti dal lungo digiuno al quale dovevano essere stati sottoposti, quasi ebbe la meglio su di noi. In quell’occasione perdetti Munster, il bravo amico umano, la cui foga giovanile ebbe la meglio sul senno. Lo vidi scomparire il mezzo alla mischia, sopraffatto da quelle creature demoniache!

Ci volle qualche giorno per riprenderci dalle botte: gli gnoll erano sconfitti, sì, ma a quale prezzo! Parte della carovana non ne voleva sapere di continuare. L’inverno stava compiendo ciò che agli gnoll non era riuscito… Ferna dovette promettere un compenso extra ad ognuno dei restanti, per garantire la tenuta della spedizione ed arrivare a quella che era la (loro) meta, cioè Silverymoon.

Ches era appena iniziato ed io non ne potevo già più.

Il tempo, i nemici e gli imprevisti, per fortuna, ci diedero un po’ di tregua e fino ad Everlund tutto andò stranamente bene. Fu quasi piacevole, anche se il pensiero di aver perso un giovane valoroso come Munster francamente mi dava un po’ da fare… mi consolai con Inan, una giovane ed avvenente gnoma conosciuta ad Everlund, con cui passai i giorni di sosta prima di imbarcarci via fiume per Silverymoon… non c’è niente che una gnoma dotata non possa risollevare…

Avevamo la medesima destinazione, quindi passai la maggiorparte del tempo con lei, vantandomi anche di avventure che avevo solo sentito dire… Silverymoon: città rinomata per la sua variegata popolazione, dove la magia scorre potente ed i prodigi sono all’ordine del giorno… non è certo Waterdeep, ma da tenere in considerazione. Ebbi anche da intrattenermi con alcuni personaggi che mi conoscevano per fama, modestamente. Così il mio giro di amicizie si allargò a Ezael il mezzo elfo, cantore d’abilità eccezionale, che prontamente invitai a farmi visita a casa Ituttof, appena possibile.

Tutto questo un po’ ripagava delle recenti negatività: la morte, le aggressioni ed il noiosissimo viaggio in barca, sul fiume che ci avrebbe cullato fino a quella città che sapeva di magia.

Salutai Ferna, per lui ogni secondo in più al porto della città significava mancato guadagno, doveva riprendere la via per la Costa della Spada quanto prima possibile. Rimanemmo d’accordo di vederci a Mhaer’s alley il prima possibile, non appena fossi tornato, dopotutto anche lui abitava in quel quartiere di Waterdeep.

Fino ad allora non avevo pensato granché ad Iskra ed il vero scopo della missione. La curiosità, gli imprevisti e le cose della vita da gnomo avevano tenuto i pensieri lontani dalle ragioni di tutto quello sbattimento, ma la sosta era finita: lasciavo le canzonette di Ezael ed il volto di Inan alle spalle. Con un piccolo manipolo di personaggi arrabattati qua e là, tra cui un lontano parente del clan Ituttof, Llong, ed un nano, Drenor, che avevo assoldato per portarmi fino ad Adbar, lasciammo Silverymoon in direzione di uno degli ultimi villaggi, Sundabar, prima della vera sfida: le antiche vie dei nani, da decenni in disuso, che conducevano fino ad Adbar, quindi su, verso l’ignoto delle Guglie di Ghiaccio (Ice Spires), casa dei giganti della tempeste e di Iskra, della quale necessitavo urgentemente consiglio.

Lungo la via Llong e Drenor non facevano altro che battibeccare, sembravano me e Dirnal, con l’unica differenza che loro non litigavano nel bel mezzo della città dei morti, ma si limitavano a confrontarsi su quale razza facesse la birra più buona o chi o fosse più bravo a fare scattare un meccanismo nel momento desiderato.

Llong mi aveva informato che da Sundabar probabilmente saremmo rimasti solo noi tre a proseguire il cammino; magari si sarebbe unito qualche altro nano, ma ci faceva poco affidamento, dato che i membri della sua razza che si dirigono verso quelle terre sono più sospettosi di Dirnal quando vede un simbolo sacro che non inneggia alla guerra…

Lungo la strada mi confidò anche che, in realtà, era sulle mie tracce da tempo, che aveva sentito di questo famoso parente e delle imprese della Compagnia dei Cercatori nelle terre lontane del Cormyr e che mi avrebbe accompagnato fino a dove lo avessi desiderato. Pensai che, dopo avere vinto la diffidenza dei nani delle montagne, avrei potuto lasciarlo ad Adbar, a fare da mio rappresentante presso i nani, per mantenere le buone relazioni. Dopotutto Llong era un abile cartografo, una qualità comunque sempre molto apprezzata dai nani, che hanno le mani simili a padelle, del tutto inadatte al carteggio ed alla bella scrittura.

Tarsakh si avvicinava ma noi andavamo sempre più a nord e quindi non sentivamo per nulla il beneficio della primavera che si avvicinava. Sundabar, città dal nome nanico ma abitata per metà della popolazione da umani, era ormai vicina, ultima cittadella prima della desolazione dei monti brulli di quella zona.

Fu lì che feci l’incontro più interessante dei tempi recenti: il mio sesto senso mi diceva che da qualche giorno eravamo seguiti. Si trattava di un essere imponente, ma incredibilmente agile e scaltro, che si confondeva con l’ambiente circostante. Gli tesi un “agguato” in stile Ituttof, approfittando del mio anello…

Si presentò come Ilikan Vamei-Laga, detto il “Vagamonti” (eh che nome lungo….pensai), e apparteneva alla razza dei goliath, gente di cui avevo sentito parlare, ma che non avevo mai incontrato nel mio girovagare per il Faerun…

Fatto sta che si unì a noi e sarebbe stato mio compagno di viaggio per lungo tempo. Ebbi subito modo di apprezzare le sue capacità di cacciatore, quando si assentò per un giorno intero per poi ripresentarsi con un cinghiale che ci sfamò per giorni interi.

Allo stato attuale quindi, la Compagnia era composta da me, Llong, Drenor, due nani antipatici come Halfgrimur in un giorno di luna storta e, appunto, il Vagamonti. C’erano poi i due muli che Ferna mi aveva donato, sui quali erano caricate provviste ed acqua, sufficienti fino alla destinazione finale.

La strada per Sundabar non era malaccio, anche se cominciava a mostrare i segni dell’incuria, e questo rallentò un po’ la marcia.

Arrivati alla roccaforte destammo abbastanza stupore. La mia capacità persuasiva, la stazza di Vagamonti e la lettera di passaggio del Venerabile Dirnal, erano più che sufficienti per convincere anche il più diffidente delle nostre pacifiche intenzioni; avevo però la sensazione che la nostra presenza fosse in qualche modo, come dire, tenuta d’occhio quindi, la notte, mi adoperai alla perlustrazione del ventre molle della città, celato dall’invisibilità…

Fu un’attimo! Mi trovai faccia a faccia con due elfi dalla pelle scura, i capelli bianchi e gli occhi spietati. Zac, zac… evidentemente avevano sottovalutato il loro nemico… però un’imboscata di elfi della notte, nel bel mezzo delle montagne mi puzzava assai, come se la trama non fosse già abbastanza complicata … perquisii i loro cadaveri e addosso trovai loro un disegno che vagamente mi ritraeva, stavano cercando proprio me…

Andai a letto con ancora più domande di quando ero partito da Waterdeep…

Imong vede per la prima volta Cittadella Adbar, la casa dei nani delle montagne

L’indomani io e l’improbabile combriccola partimmo alla volta di Adbar, ultima tappa prima dell’ascesa alle Guglie di Ghiaccio (Ice Spires); nella roccaforte nanica ci saremmo dovuti fermare un bel po’, non si tenta l’ascesa prima di Kythorn, che è il periodo ideale: le giornate sono lunghe e il caldo estivo non ha ancora sciolto i ghiacci, riducendo di molto il rischio di valanghe inaspettate.

La desolazione delle terre intorno ad Adbar non ha eguali, sembra di camminare vicino alla tana di un drago, dove tutto tace e solo le sue molteplici spie sono in agguato… questo però ebbe i suoi vantaggi, perché l’unico vero nemico da sconfiggere era il freddo pungente che provvedei a mitigare, di quando in quando, col vino di grano di cui avevo fatto scorta a Sundabar, da un produttore locale.

Dopo 5 altri giorni di viaggio imboccammo, infine, quella che sembrava la strada che segnava l’inizio dei possedimenti della città stato dei nani delle montagne. Allora i miei compagni dalla barba lunga mi dissero che vedevano l’entrata e il primo posto di guardia di Adbar.

Eravamo arrivati, era il primo giorno di Tarsakh ed io ero in perfetto orario, come sempre del resto…

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